Corriere della Sera - La Lettura
EVVIVA LE DOMANDE
Che rapporto c’è tra la scienza e la verità? Secondo il paleontologo ed editor di «Nature» Henry Gee, l’obiettivo dell’indagine scientifica è sfidare l’ignoto, strappare all’oscurità qualche scorcio di luce sulla natura, ben sapendo che là fuori continua a distendersi un oceano di fenomeni sconosciuti. Meglio lasciare la verità alle religioni. La scienza deve preferire l’incertezza, l’autocorrezione costante, lo stupore senza fine: chi avrebbe mai immaginato la materia e l’energia oscure? Così facendo la scienza accumula conoscenze sempre più affidabili, ma a partire dall’esercizio di un dubbio sistematico. Questa tesi scettica soffre il destino curioso di essere fraintesa da tutti. I creazionisti leggono con malriposto godimento i libri di Gee, perché pensano di trovarvi la dimostrazione della debolezza della scienza, e non invece della sua forza. Si illudono che, se tutto è rivedibile, allora forse anche Darwin è spacciato. Sul versante opposto, quelli convinti di incarnare l’ortodossia della scienza accusano Gee di prestare il fianco a strumentalizzazioni e pensano ingenuamente che il modo migliore per affrontare i fondamentalisti religiosi sia quello di sbattere loro in faccia la verità uguale e contraria dei nudi fatti. Ma forse il fascino paradossale della scienza è quello di essere l’unica forma di sapere in cui i punti di domanda, con il tempo, aumentano anziché diminuire. Più sappiamo, e più sappiamo di non sapere. E questo è indigeribile per ogni integralista.