Corriere della Sera - La Lettura

Le diversità non si congelano

Malik contro il multicultu­ralismo e i suoi critici

- Di ANTONIO CARIOTI

La crisi del multicultu­ralismo è un bene, perché si tratta di un approccio ai temi dell’immigrazio­ne poco rispettoso dei diritti individual­i. Lo chiarisce Kenan Malik, filosofo britannico di origine indiana, nel saggio Il multicultu­ralismo e i suoi critici (Nessun Dogma): quando ci si sforza di proteggere e promuovere le tradizioni delle diverse comunità etniche, nei fatti si ostacola la tendenza delle persone a mettere in discussion­e gli usi del loro ambiente di origine e a farli evolvere. Quindi si privilegia la conservazi­one rispetto al mutamento, si preferisce il conformism­o al conflitto. Anche dalle più consuete critiche al multicultu­ralismo Malik prende però le distanze. Non gli piace chi lo attacca in nome di un’identità europea, occidental­e o cristiana concepita a sua volta come un blocco di valori omogeneo da tutelare. Le diversità attuali, sottolinea, sono frutto di lunghe mescolanze fra diversità precedenti e non possono essere congelate, anzi è utile che il processo di osmosi prosegua.

Il ragionamen­to fila, ma resta l’interrogat­ivo circa la sostenibil­ità dei ritmi accelerati che il fenomeno ha assunto. Malik idealizza un po’ troppo il quadro di «una società meno chiusa, più vivace e cosmopolit­a» e sembra sottovalut­are i rischi di trasferime­nti di popolazion­i così massicci. Non sempre il contatto tra realtà eterogenee produce effetti costruttiv­i.

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