Corriere della Sera - La Lettura
Le diversità non si congelano
Malik contro il multiculturalismo e i suoi critici
La crisi del multiculturalismo è un bene, perché si tratta di un approccio ai temi dell’immigrazione poco rispettoso dei diritti individuali. Lo chiarisce Kenan Malik, filosofo britannico di origine indiana, nel saggio Il multiculturalismo e i suoi critici (Nessun Dogma): quando ci si sforza di proteggere e promuovere le tradizioni delle diverse comunità etniche, nei fatti si ostacola la tendenza delle persone a mettere in discussione gli usi del loro ambiente di origine e a farli evolvere. Quindi si privilegia la conservazione rispetto al mutamento, si preferisce il conformismo al conflitto. Anche dalle più consuete critiche al multiculturalismo Malik prende però le distanze. Non gli piace chi lo attacca in nome di un’identità europea, occidentale o cristiana concepita a sua volta come un blocco di valori omogeneo da tutelare. Le diversità attuali, sottolinea, sono frutto di lunghe mescolanze fra diversità precedenti e non possono essere congelate, anzi è utile che il processo di osmosi prosegua.
Il ragionamento fila, ma resta l’interrogativo circa la sostenibilità dei ritmi accelerati che il fenomeno ha assunto. Malik idealizza un po’ troppo il quadro di «una società meno chiusa, più vivace e cosmopolita» e sembra sottovalutare i rischi di trasferimenti di popolazioni così massicci. Non sempre il contatto tra realtà eterogenee produce effetti costruttivi.