Corriere della Sera - La Lettura
Il collezionista di cieli
Uno studente di design di Edimburgo, un po’ malinconico, decide nel 2008 di ritagliare frammenti di blu per ritrovare il buonumore. Ne è nata una raccolta. Per la stessa ragione nell’azzurro della Gran Bretagna dopo il voto su Brexit è spuntato un arcobal
Quando per la prima volta ho messo da parte un pezzetto frastagliato di cielo blu, ritagliato dalla pagina dei viaggi di un giornale, non avevo idea che quell’atto sarebbe diventato un’abitudine. Era il 2008. Ero un ansioso studente di design, stavo a Edimburgo e soffrivo di un acuto accesso di malinconia. Mi sentivo sopraffatto e sognavo di fuggire dalla mia vita, sperando di allontanarmi da quel che mi rendeva infelice. Anche se le responsabilità (e la paura) impedivano a quel sogno di trasformarsi in qualcosa di più di una fantasia, il desiderio riempiva i miei pensieri.
Fu allora che sfogliando i giornali fui colpito da una fotografia che mostrava un intenso cielo blu. Era una foto dell’Italia. Istintivamente lo ritagliai e lo incollai sul mio quaderno di appunti. Isolata e astratta, quella scheggia di blu italiano divenne il simbolo del mio ottimismo e della mia solitudine. Sembrava dichiarare che sarebbero arrivati giorni più luminosi. De- cisi di raccogliere un nuovo segmento di cielo blu ogni volta che mi sentivo perso o depresso. Otto anni dopo, ritagliando un cielo alla volta, avevo percorso tutto il mondo.
«La Lettura» mi ha chiesto di parlarne dopo la recente pubblicazione del numero 40 di Un Sedicesimo (Corraini Edizioni), che è dedicato ai miei cieli. In quanto cittadino britannico sono però scosso dalla decisione del mio Paese di lasciare l’Unione Europea, e mi è quindi difficile parlare di un progetto nato per infondermi speranza in un momento in cui la separazione dall’Ue mi riempie di angoscia. Come tutto il 48% che ha votato per restare nella Ue (cui vanno presumibilmente aggiunti alcuni milioni di coloro che hanno votato per uscirne), mi sento ferito, offeso e spaventato, mentre le conseguenze di questo risultato vengono alla luce. Sono indignato per l’ambiguità dei media che hanno incoraggiato la gente a votare Leave. Sono stupefatto di come le promesse di finanziamento, sostegno e possibilità economiche sia- no state ripudiate poche ore dopo l’uscita dei risultati. Sono angosciato per i settori più poveri della società che hanno votato Leave perché si sentivano abbandonati e frustrati dal governo, e che ora subiranno le conseguenze più dolorosamente di chiunque altro. E, infine, sono inorridito nel vedere come individui pieni di odio e pregiudizi avvelenino le nostre comunità con la loro xenofobia, la loro violenza e il loro razzismo, come se il referendum potesse giustificare il loro bigottismo distruttivo.
Ritaglio un cielo blu quando sono in preda alle mie malinconie, e condivido con «la Lettura» il cielo che ho raccolto in occasione del referendum del Regno Unito. Questo cielo non è solo mio. Appartiene a tutti coloro che dopo il voto si sentono impauriti, persi o pieni di rimpianto, non amati o arrabbiati, addolorati o alienati. È un cielo — un arcobaleno — dell’Europa e per l’Europa.
( traduzione di Maria Sepa)