Corriere della Sera - La Lettura
Un’altra Woodstock a Firenze
È uno dei più importanti festival di musica elettronica: da dieci anni si celebra in Olanda all’inizio di luglio. A settembre, per festeggiare il compleanno, arriverà per la prima volta nel nostro Paese. Dove verrà anche rimontata la spettacolare ruota pa
La pioggia tenace e il fango non hanno fermato i sessantamila avventurieri approdati il primo fine settimana di luglio a Beek en Donk, venti chilometri da Eindhoven, Olanda. Da un anno aspettavano di festeggiare il decimo anniversario di «Wish Outdoor», uno dei più importanti festival europei di musica elettronica che si è regalato, dopo l’edizione del 2015 a Monterrey, in Messico, un appuntamento tutto italiano: sabato 10 settembre al Visarno Arena di Firenze. «Firenze è un punto di incontro tra il nord e il sud dell’Italia — dice Niels van Vijfeijken, che con gli amici Tim Klomp Bue terse B ram K on ings ha fondato “Wish” —. Firenze è la terza città, dopo Roma e Venezia, più conosciuta al mondo. Accoglie centinaia di studenti Erasmus che a settembre si preparano a tornare alle vite universitarie. “Wish” sarà un modo per salutare la fine dell’estate e tenere alta la bandiera dell’arte italiana».
Partito con un’ organizzazione« casalinga» e un pubblico di 2.600 persone, «Wish» è oggi una macchina da guerra che muove oltre mille volontari votati alla causa del festival (che in genere si svolge nei primi giorni di luglio: quest’anno dall’1 al 3): «Regalare agli ospiti un’esperienza, un’avventura, un viaggio indimenticabile nel divertimento».
Un viaggio che inizia a Eindhoven, quinta città dell’Olanda, capitale del design mondiale ed ex sede del colosso multinazionale Philips (la fabbrica è stata trasformata in museo). È qui che i guerrieri della dance sono tornati a dormire dopo aver ballato tutta la notte. Gli irriducibili dell’edizione 2016, circa quattromila, hanno invece piantato le tende nel campeggio vicino, incuranti della melma lasciata da una settimana di pioggia. Invece di sneakers e tacco 12 i giovani «locali» hanno calzato stivaloni di gomma, come suggerito dal cartello piazzato all’ingres- so dell’area del festival — «Per le vostre danze della pioggia non dimenticate gli stivali»; gli altri, i turisti della dance arrivati qui da ogni parte d’Europa, dalla Spagna alla Svezia, dalla Svizzera al vicino Belgio, nonostante il massiccio intervento di spazzaneve trasformati per l’occasione in «spalafango», hanno dovuto sacrificare infradito, sandali e Chuck Taylor All Star. Lo hanno fatto per una giusta causa: superato il varco d’ingresso annunciato già a distanza dall’enorme ruota panoramica che è il biglietto da visita di «Wish» insieme alle spettacolari scenografie — il ticket del sabato, serata di punta di «Wish», costava 50 euro; 75 per accedere agli esclusivi «royal privée» dove uno chef stellato, italiano, sfornava finger food a getto continuo servito su piatti e vassoi da impeccabili camerieri — superato dunque il varco d’ingresso, l’effetto wow è assicurato.
Otto i palchi allestiti (tutti con nomi evocativi: Devoted, Dedicated, Delicious Dutch, Wishkunde, The Magic Show, Villa Ananas, Theatre of Themes, Mr. Belt & Wezol’s Music Club) con musica per tutti i gusti (dall’electro-house all’hard-style, all’Edm) mixata dalle vere rockstar del terzo millennio, i deejay (persino i riconoscimenti musicali più famosi del pianeta, i Grammy Awards, si sono dovuti adeguare alla tendenza con premi assegnati a specifiche categorie: «Miglior Album Dance/Elettronico», «Miglior Remix» e «Miglior Traccia Dance»). La lineup di «Wish 2016» ne ha schierati 60, tra cui nomi famosi come EDX, Yellow Claw, Wildstylez, Ummet Ozcan, D-Block & Ste-Fan, Lucas & Steve, Code Black, oltre alle regine dell’Edm: la 25enne ucraina Juicy M e le biondissime Nervo, le gettonatissime gemelle australiane Miriam e Olivia originarie di Bassano del Grappa. E a Sam Feldt, 23 anni, dj e producer olandese definito da «Billboard», la bibbia della musica, «la moderna superstar del- la House». Prima di salire in consolle ha spiegato a «la Lettura»: «Da noi la dance è un faro, un punto di riferimento: da un lato viene sostenuta finanziariamente dal governo e ci sono accademie di produzione e per la crescita artistica dei deejay; dall’altro questa musica si ascolta ovunque, nei supermercati, nelle pubblicità in televisione, in radio. La differenza con il resto del mondo è che nei Paesi Bassi abbiamo cominciato prima: negli Stati Uniti è stata scoperta solo da qualche anno, noi da venti abbiamo i nostri deejay di successo, pensa a Tiësto o ad Armin van Buuren. Oggi rappresentiamo, insieme ai dj inglesi come Coco e Sasha, la punta di diamante della scena dance mondiale».
Parole che conferma anche Niels van Vijfeijken: «Non saremmo qui a festeggiare i dieci anni di “Wish” se banche e istituzioni non ci avessero sostenuto con soldi e aiuti. Il governo olandese e l’industria della musica elettronica, fatta anche di etichette di successo come “Spinnin’” e di festival come “Mysteryland”, “Sensation”, “Awakenings” e “Dance Valley”, tutti con una media di oltre 50 mila spettatori, investono sui giovani. Da noi c’è una mentalità molto aperta: in Australia un progetto come “Wish” non avrebbe avuto chance, la musica dance è demonizzata».
È uno dei cliché duri a morire: che queste Woodstock 2.0 siano l’occasione per «sballarsi». Ma basta girare tra i palchi di Beek en Donk per scoprire che, fiumi di birra a parte — ma non scorrono solo in Olanda che, come l’Italia, tutela i minori: l’ingresso è vietato agli under 18 —, il vero sballo è la musica. Quello che i giovani cercano in grandi eventi come «Wish», sottolinea Niels, «è divertimento. Qualità. Valore. Tutti gli aspetti dell’esperienza del festival, a partire dalla line-up e dalla programmazione alla produzione di alto livello, tutto conta fino ai più piccoli dettagli logistici: ogni cosa è importante. Trovare l’energia giusta è la chiave: quell’atmosfera unica che non può essere spiegata a parole, ma è qualcosa che deve essere provata per essere capita. Una sensazione di eccitazione nell’aria condivisa, nello stesso luogo e nello stesso momento, da decine di migliaia di persone».
Le imponenti e spettacolari scenografie, compresa l’enorme ruota panoramica che dopo Beek en Donk verrà montata a Firenze, sono uno dei marchi di fabbrica di «Wish». La fase creativa, spiega Marcel Ruwers, che da anni collabora con Niels all’ organizzazione ,« comincia con il brainstorming. Poi buttiamo giù alcuni schizzi e lavoriamo in 3D la fase finale del progetto. La sicurezza viene prima di tutto: poi pensiamo ai ponteggi, alla produzione degli arredi, delle luci e dei suoni. La variabile più difficile da stimare? L’afflusso di pubblico».
Cresciuto nel 2010 già del 100%, «Wish 2016» ha venduto 61 mila biglietti: non male per un festival «casalingo» che arruola per la maggior parte giovani volontari. «Sono i ragazzi che quando il progetto ha preso il via avevano 8-10 anni e ci guardavano con meraviglia montare palchi e attrezzature. Oggi sono loro a farlo». In cambio ricevono dei crediti con cui possono acquistare carte Vip, merchandising, gettoni da spendere al bar o negli stand dedicati ai «generi di conforto»: carne alla griglia, pizza, patatine fritte, frutta per i più salutisti. Molti indossano minuscoli auricolari ear-in a isolamento acustico che «tagliano» le frequenza medio-alte. «Sennò è difficile reggere questa maratona» osserva Niels. Che non ha pensato solo al popolo della dance, ma anche al divertimento delle famiglie: «A loro è dedicata la giornata di domenica, con aree gioco riservate ai bambini e attività ludiche da svolgere con gli adulti».