Corriere della Sera - La Lettura
L’amore è eterno fino alla prossima puntata
Si moltiplicano i programmi tv di dating show, format che favoriscono appuntamenti e corteggiamenti tra sconosciuti. Il caso, che ha quasi sempre «governato» gli incontri, è stato sostituito da autori e conduttori: «Undressed», «Parla con me», «Uomini e d
Ècosa nota o stranota: la televisione ha svolto una funzione sociale. Ha fatto conoscere il mondo, ha fatto incontrare le persone (specie nei primi tempi, quando si andava al bar per vedere Mike o le partite di calcio), ha «fatto gli italiani», ha istituito nuove ritualità radicate in una «comunità immaginata», ha definito un patrimonio simbolico condiviso che va dagli sceneggiati ai telequiz al varietà. Questo, quando la tv era nella sua fase esplosiva. Questo, quando la tv «socializzava».
E adesso che è implosa? Adesso che la tv serve a cambiare la realtà mentre la si guarda, adesso che la tv è l’ombelico del nostro ombelico, adesso che favorisce abboccamenti, appuntamenti al buio, incontri sotto le lenzuola?
La situazione sembra essersi rovesciata: la tv non svolge più un ruolo di socializzazione «esterna», nella vita reale, ma costruisce occasioni d’incontro e relazione al suo interno, dentro i confini del suo mondo immaginario. Un esempio? Non si sono mai visti così tanti dating show come nella tv contemporanea, in Italia ma anche all’estero: è uno dei filoni più forti dell’intrattenimento, che esplode in mille rivoli, sottogeneri e meccanismi.
Molti i format che hanno invaso i palinsesti, sia nei canali digitali sia in quelli generalisti soprattutto della tv commerciale. Dal provocatorio Undressed (su Nove di Discovery) a Parla con me (Fox Life), passando per Uomini e donne e Temptation Island (Canale 5), fino all’estremo esperimento sociale di Matrimonio a prima vista - Italia (SkyUno): una piccola costellazione di programmi che s’interrogano sulle teorie e le tecniche del corteggiamento ( dating significa «appuntamento galante») o più prosaicamente dell’abbordaggio.
Tutto è iniziato, almeno in Italia, nella maniera più tradizionale. All’interno di Portobello (1977) c’era una rubrica presa a prestito dalla «Domenica del Corriere» e da altri settimanali popolari, «Agenzia matrimoniale». I cuori solitari potevano credere nel valore taumaturgico del mezzo. Poi arriva la tv commerciale con M’ama non m’ama, il primo dating game trasmesso dalla tv italiana ideato da Paolo Limiti e Steve Carlin. Poi arriva il più scanzonato Il gioco delle coppie (1985) con Marco Predolin: il format americano di Chuck Barris si chiamava, appunto, The Dating Game. Poi arriva Agenzia matrimoniale (1989) condotta da Marta Flavi che, al termine del programma, diventerà la terza signora Costanzo (curioso che anche la conduttrice di Uomini e donne, il più trash fra i programmi di dating, sia diventata la quarta signora Costanzo). E poi via verso gli anni Novanta, con Colpo di fulmine e Alessia Marcuzzi a far da cupido tra due esimi sconosciuti cui tendeva delle imboscate per strada.
Oggi la tendenza è quella di una moltiplicazione di meccanismi, di un mix di toni e di stili di racconto diversi per descrivere il più antico dei rituali umani. In tutti i casi, la tv fornisce l’alibi per l’incontro, si sostituisce a tutto quello che nella vita reale determina l’avvicinamento di due persone (la casualità e la coincidenza prima di tutto). All’interno del variegato panorama dei dating show contemporanei si possono individuare alcune linee di fondo.
C’è un primo gruppo di programmi più moderni e smart, che si basano su concept provocatori e mirati a solleticare la curiosità. Per esempio, la nudità usata come base dell’esperimento sociale, in modo più giocoso ne L’isola di Adamo ed Eva (Nove), in modo più diretto ed esplicito in Undressed. Due sconosciuti s’incontrano per la prima volta in un ambiente altamente artificiale. Sono soli: devono spogliarsi e seguire le istruzioni che compaiono su uno schermo di fronte a loro e che li spingono a interazioni di vario tipo. Nel mettersi a nudo quello che spaventa davvero è l’intimità psicologica.
Dopo l’esperimento ultra-pop de Il contadino cerca moglie, Fox Life collauda in Parla con lei un format più complesso e raffinato. Una ragazza ha l’opportunità di scegliere fra tre single, che le mostrano la loro vita (casa, famiglia, giornata tipo) solo in soggettiva, attraverso le riprese di una telecamera che indossano. Né lei né il pubblico possono vedere l’aspetto dei pretendenti, così come i tre single non vedranno mai le sembianze della ragazza, sentendone solo la voce. Di nuovo, la tv scompagina le regole dell’attrazione, in cui l’aspetto fisico gioca solitamente una parte importante. Un procedimento simile a quello di Matrimonio a prima vista, che prova a rendere scientifica e astratta la scelta di un partner per la vita, riportando le nozze al loro antico senso di «accordo pratico», non sempre basato sulla passione: sono tre esperti — un sociologo, uno psicologo e una sessuologa — a fare da matchmaker e mettere insieme sei coppie ad alta compatibilità, almeno sulla carta dei test della personalità. Curioso che la prima edizione italiana si sia conclusa con tre divorzi, tutti voluti dalla componente maschile delle coppie.
Le variazioni sul tema sono infinite e il corteggiamento può trasformarsi nel pretesto per un gioco, più o meno avventuroso. Succede anche questo. Take Me Out è stata la sorpresa della scorsa stagione di Real Time, con un meccanismo semplice e tutto improntato al divertimento: un single si presenta a 30 ragazze a caccia di ani-