Corriere della Sera - La Lettura
Medea emigra verso Occidente
Sarà una stagione di Medee che si straziano cantando o recitando. L’11 agosto allo Sferisterio di Macerata, una serata tra teatro e cinema curata da Francesco Micheli, Medea da Cherubini a Pasolini, coi costumi di Tosi. Per l’occasione — dice Micheli a “la Lettura” — lo scenografo che aveva disegnato i bozzetti nel 1969, Dante Ferretti, li ha ridisegnati e saranno poi messi in vendita benefica per un progetto di Medici Senza Frontiere. «Il mio lavoro nasce, come in tv, dal doppio desiderio di far conoscere l’opera a chi è estraneo e portare gli appassionati a osservare il mondo da un’angolatura particolare, cucendo reperti e opera in forma narrativa, dal tema mediterraneo: ascesa e caduta di non eroi come Otello, drammi dei movimenti migratori e tragedie attuali cui Medea dà visibilità e visionarietà per unire mondi diversi. Dramma è lo sradicamento della persona che emigra in Occidente». Daniela Dessì canterà quasi integrali le parti dell’opera di Cherubini con un filo rosso che porta nel film di Pasolini con la Callas, mentre l’allestimento prevede l’orchestra immersa in un campo di grano. E mentre Micheli, in geniale trasversalità, lavorerà con le sue trans attrici a una trilogia scespiriana partendo da Queen Lear sciura milanese, un’Arialda con l’Alzheimer, Carmelo Rifici lavora su un’altra Medea in Purgatorio di Ariel Dorfman, con Laura Marinoni e Danilo Nigrelli, produzione ERTLac di Lugano. «Sono tre atti in situazioni diverse — dice il regista che dirige la scuola Ronconi al Piccolo —. In una stanza bianca un uomo e una donna, vittima e carnefice, mito e tragedia: non si dice mai che sono Medea e Giasone, ma risulta chiaro. Quello di Medea e Giasone è un mito spaventosamente importante, lei si vendica ma chi fu davvero responsabile del suo furore? E chi oggi lo è dell’esodo spaventoso di vittime che muovono verso un Occidente che li teme?».