Corriere della Sera - La Lettura

Piani per evitare un’estinzione di massa

Cinque catastrofi hanno portato alla scomparsa di molte specie Una mostra affronta i rischi della sesta: quella causata dall’uomo

- Di ALESSANDRO MINELLI

Il Muse di Trento indaga i grandi traumi planetari e cerca soluzioni per evitare che si ripetano

L’ambito in cui si svolge la nostra esistenza quotidiana è circoscrit­to da confini che siamo inclini a considerar­e chiari e indiscutib­ili. Ci sono i confini nello spazio: naturali alcuni, segnati dai mari, dai fiumi o dalle montagne; convenzion­ali altri, ad esempio quelli che delimitano uno Stato, un campo di calcio o una proprietà privata. Ci sono poi i confini nel tempo, segnati ad esempio dalla nostra nascita (un giorno così importante da essere registrato sui documenti), o dal momento in cui diventa esecutiva una legge, o dai drammatici momenti in cui un terremoto rade al suolo una città. Ci sono, ancora, i confini fra le specie, anche se a questo proposito ci sono aree di incertezza, che in genere però liquidiamo come eccezioni che non confermano la regola. L’importante è che non ci siano ibridi fra l’uomo e qualche altro animale.

Nell’insieme, è improbabil­e che nel nostro quotidiano sorgano dubbi a proposito dei confini fra le diverse specie viventi che abitano con noi la Terra. Questo non significa, però, che ogni specie esista da sempre né, tantomeno, che possa conti- nuare a esistere per sempre. Nei tempi lunghi, ciò che una specie può fare si riduce a due cose: trasformar­si, magari dividendos­i in due specie figlie; oppure estinguers­i.

Estinzione è una parola dura, che suggerisce l’idea di una perdita definitiva, irreparabi­le. Ma è anche una parola ambigua. Si dà spesso per scontato che tutte le specie vissute nel lontano passato si siano estinte, e questo lo credevano anche grandi scienziati, come Georges Cuvier. Coetaneo di Napoleone — otto giorni separano le loro nascite nel 1769 — Cuvier è considerat­o, a pieno merito, uno dei padri fondatori dell’anatomia comparata e della paleontolo­gia. Nei resti fossili di specie vissute nel passato, delle quali non risulta ess e re s o pr av v i s s uto al c un es e mplare , Cuvier vedeva la prova di gigantesch­e catastrofi naturali che nel corso della storia della Terra avevano portato alla scomparsa degli abitanti del pianeta e che ogni volta erano state seguite da una nuova creazione. Queste cose, Cuvier le scriveva qualche decennio prima che Charles Darwin pubblicass­e L’origine delle specie. A parte Jean-Baptiste de Lamarck, collega di Cu- vier presso il museo di storia naturale di Parigi, non si parlava ancora di evoluzione, di trasformaz­ione delle specie.

Le cose, però, sono cambiate. Oggi sappiamo che le specie si modificano in modo incessante. Potremmo dire che le specie viventi attuali sono figlie di quelle di ieri, se non fosse che tra le une e le altre non ci sono confini precisi. Non c’è un luogo o un tempo in cui da due genitori della specie A nascono dei figli della specie B. Nei rari casi in cui le rocce ci hanno restituito i resti fossili di una fitta sequenza di generazion­i di una stessa linea evolutiva, ogni divisione fra specie di partenza e specie di arrivo sarebbe arbitraria. Di solito, però, molti segmenti di questa sequenza di generazion­i sono stati cancellati (vale a dire, non se ne sono conservate tracce fossili), per cui è possibile riconoscer­e qualche differenza fra l’antenato e il discendent­e, e finiamo per dare loro due nomi diversi: la specie A, più antica, ha dato origine alla specie B, più recente. Tutto bene, se non fosse che in questa maniera la specie A finisce automatica­mente nella lista delle specie estinte. In realtà, essa sopravvive sotto altro nome, come specie B. L’estinzione, quella vera, è un’altra cosa: è la scomparsa di tutti i rappresent­anti di una specie, della quale non esistono discendent­i «camuffati» sotto un altro nome. È ben vero che gli uccelli sono così strettamen­te imparentat­i con i dinosauri da giustifica­re l’affermazio­ne secondo cui essi sarebbero dei dinosauri sopravviss­uti, ma è anche vero che Tyrannosau­rus rex è davvero una specie estinta, così come si sono estinti i Velocirapt­or, le ammoniti, i mammut.

Le vicende di estinzione finiscono tutte allo stesso modo, ma si assomiglia­no solo in questo. Tuttavia, esistono delle situazioni in cui l’estinzione è più probabile. Pensiamo a una specie che vive su una remota isola oceanica e non ha i mezzi per raggiunger­e altre isole o un continente lontano. Un periodo climaticam­ente sfavorevol­e può mettere in forse la sua sopravvive­nza; con l’arrivo di una nuova specie può trovare un predatore o un competitor­e con cui non è in grado di confront ar s i ; e l a st e s s a is o l a , pr i ma o p o i ,

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 ??  ?? SECONDA ESTINZIONE (Devoniano superiore, 377 milioni di anni fa) L’estinzione di massa, che si verificò in due fasi principali dette di Kellwasser e di Hangenberg, interessò fra il 70 e l’80 per cento delle specie esistenti. Sono stati spesso...
SECONDA ESTINZIONE (Devoniano superiore, 377 milioni di anni fa) L’estinzione di massa, che si verificò in due fasi principali dette di Kellwasser e di Hangenberg, interessò fra il 70 e l’80 per cento delle specie esistenti. Sono stati spesso...
 ??  ?? PRIMA ESTINZIONE (Ordovician­o-Siluriano, 450 milioni di anni fa) A causa della deriva dei continenti, la grande terra australe di Gondwana, transitand­o vicino al Polo Sud di allora, sarebbe stata colpita da una glaciazion­e: depositi glaciali del...
PRIMA ESTINZIONE (Ordovician­o-Siluriano, 450 milioni di anni fa) A causa della deriva dei continenti, la grande terra australe di Gondwana, transitand­o vicino al Polo Sud di allora, sarebbe stata colpita da una glaciazion­e: depositi glaciali del...
 ??  ?? TERZA ESTINZIONE (Permiano-Triassico, 251 milioni di anni fa) È l’estinzione più catastrofi­ca, legata forse alla caduta di più asteroidi e al conseguent­e intenso vulcanismo. Tracce di immensi crateri dovuti all’impatto di corpi celesti sono state...
TERZA ESTINZIONE (Permiano-Triassico, 251 milioni di anni fa) È l’estinzione più catastrofi­ca, legata forse alla caduta di più asteroidi e al conseguent­e intenso vulcanismo. Tracce di immensi crateri dovuti all’impatto di corpi celesti sono state...

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