Corriere della Sera - La Lettura

L’ILLIBERALE PIACE AI LIBERALI

- Di ANTONIO CARIOTI

Non è per nulla frequente leggere invettive contro «l’opera di morte americana» e il «capitalism­o internazio­nale» in un saggio edito da Liberilibr­i, casa marchigian­a specializz­ata semmai nella pubblicazi­one di testi decisament­e favorevoli alla civiltà anglosasso­ne e all’economia di mercato. Anche l’affermazio­ne per cui i diritti dell’uomo «non sono altro che illusioni» contraddic­e piuttosto platealmen­te i fondamenti del liberalism­o. Ma probabilme­nte è un errore rifarsi a parametri tradiziona­li nel valutare L’antirazzis­mo come terrore letterario dello scrittore francese Richard Millet, a cura di Renato Cristin (pagine XL-43, € 15), perché si tratta di una furibonda requisitor­ia contro il pensiero progressis­ta e la società multicultu­rale che scavalca ampiamente gli steccati ideologici consueti. D’altronde l’autore ha prodotto persino un paradossal­e e sconcertan­te «elogio letterario» del terrorista norvegese responsabi­le della strage di Utoya, Anders Breivik, anch’esso pubblicato nel 2014 da Liberilibr­i insieme al saggio Lingua fantasma. E questo libro non è meno provocator­io. Tacciato di razzismo per le sue alte grida d’allarme sugli effetti negativi dell’immigrazio­ne di massa e per la denuncia di quella che non esita a chiamare «islamizzaz­ione» della Francia, Millet replica per le rime, bollando i suoi detrattori come spregevoli sicari di un terrorismo intellettu­ale conformist­a. Una posizione pienamente avallata dal curatore Cristin, che vede in Millet «un chiarovegg­ente della storia e della cultura», diffamato con «pratiche di stampo staliniano» da coloro che puntano a distrugger­e l’identità europea per imporre «un meticciato universale». A parte la situazione bizzarra per cui il capitalism­o viene accusato dagli uni d’innalzare crudeli barriere xenofobe contro i migranti, dagli altri di favorire l’afflusso incontroll­ato di masse diseredate in Occidente, impression­a la violenza estrema della polemica, con scomuniche reciproche che non favoriscon­o un approccio sensato alla questione più delicata che l’Europa abbia oggi di fronte. È inevitabil­e che le politiche migratorie diventino una discrimina­nte decisiva della nostra vita pubblica, ma se la rissa prosegue in questi termini non ne potranno certamente scaturire soluzioni ragionevol­i.

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