Corriere della Sera - La Lettura
L’ILLIBERALE PIACE AI LIBERALI
Non è per nulla frequente leggere invettive contro «l’opera di morte americana» e il «capitalismo internazionale» in un saggio edito da Liberilibri, casa marchigiana specializzata semmai nella pubblicazione di testi decisamente favorevoli alla civiltà anglosassone e all’economia di mercato. Anche l’affermazione per cui i diritti dell’uomo «non sono altro che illusioni» contraddice piuttosto platealmente i fondamenti del liberalismo. Ma probabilmente è un errore rifarsi a parametri tradizionali nel valutare L’antirazzismo come terrore letterario dello scrittore francese Richard Millet, a cura di Renato Cristin (pagine XL-43, € 15), perché si tratta di una furibonda requisitoria contro il pensiero progressista e la società multiculturale che scavalca ampiamente gli steccati ideologici consueti. D’altronde l’autore ha prodotto persino un paradossale e sconcertante «elogio letterario» del terrorista norvegese responsabile della strage di Utoya, Anders Breivik, anch’esso pubblicato nel 2014 da Liberilibri insieme al saggio Lingua fantasma. E questo libro non è meno provocatorio. Tacciato di razzismo per le sue alte grida d’allarme sugli effetti negativi dell’immigrazione di massa e per la denuncia di quella che non esita a chiamare «islamizzazione» della Francia, Millet replica per le rime, bollando i suoi detrattori come spregevoli sicari di un terrorismo intellettuale conformista. Una posizione pienamente avallata dal curatore Cristin, che vede in Millet «un chiaroveggente della storia e della cultura», diffamato con «pratiche di stampo staliniano» da coloro che puntano a distruggere l’identità europea per imporre «un meticciato universale». A parte la situazione bizzarra per cui il capitalismo viene accusato dagli uni d’innalzare crudeli barriere xenofobe contro i migranti, dagli altri di favorire l’afflusso incontrollato di masse diseredate in Occidente, impressiona la violenza estrema della polemica, con scomuniche reciproche che non favoriscono un approccio sensato alla questione più delicata che l’Europa abbia oggi di fronte. È inevitabile che le politiche migratorie diventino una discriminante decisiva della nostra vita pubblica, ma se la rissa prosegue in questi termini non ne potranno certamente scaturire soluzioni ragionevoli.