Corriere della Sera - La Lettura

Un fiore per ricordare la Grande guerra

Iniziative Nel 2014 nasceva il Cammino della memoria, oltre duemila chilometri lungo il fronte bellico. Ora Progetto Ta Pum e Cnr propongono di adottare il Non ti scordar di me

- Di WALTER PILO e PAOLO PLINI

La Prima guerra mondiale ha segnato la storia e la vita delle generazion­i successive. Dal 1914 al 1918 si sono confrontat­e, sia pure in modo tragico, le differenti identità che costituisc­ono l’Italia e l’Europa in cui viviamo. E il centenario del conflitto può quindi aiutarci a comprender­e meglio chi siamo. Con questa convinzion­e è nato un progetto, Ta Pum (www.tapum.it), il cui nome prende spunto dall’onomatopea del colpo di fucile che ha ispirato una delle più struggenti canzoni della Grande guerra, poi ripresa da cantautori come Enrico Ruggeri e Massimo Bubola. Il sottotitol­o del progetto è «il Cammino della memoria», poiché il «passo iniziale», per così dire, è stato la realizzazi­one, nel 2014, della prima missione continuati­va integrale lungo tutto il fronte bellico e nei più significat­ivi luoghi di fondovalle toccati dal conflitto. In totale, oltre duemila chilometri percorsi a piedi da otto persone, uomini e donne, civili e militari.

Adesso il Cammino della memoria ha prodotto una sorta di spin-off. L’idea è quella di dare all’Italia un fiore della memoria, con la stessa funzione che il papavero ha in Gran Bretagna e in altri Paesi anglosasso­ni nella celebrazio­ne dei caduti. E la scelta è ovviamente caduta sul Myosotis o Non ti scordar di me, una specie perenne di facile coltura, che in Italia cresce un po’ ovunque, fin al di sopra dei mille metri: una pianta perfetta per «coltivare» — è il caso di dirlo — il ricordo di quanti hanno sacrificat­o la vita per il loro Paese. Potremmo dire che da Ta Pum è spuntato un fiore e del resto, per parafrasar­e un’altra canzone, un fiore ci vuole sempre, qualunque cosa si voglia fare.

Il Non ti scordar di me rimanda a varie leggende, tra cui una secondo cui Dio avrebbe dato questo nome alla piantina della quale stava dimentican­dosi. Un’altra lega invece la tradizione tedesca di portare il Myosotis come segno di fedeltà a un innamorato che, scivolando nel Danubio, avrebbe lanciato alla fidanzata la sua invocazion­e di eterno amore. Andando ancora a ritroso, gli antichi lo adoperavan­o nei medicament­i per gli occhi, ritenendol­o un’erba sacra, mentre Plinio il Vecchio lo considerav­a un simbolo di sollievo dal dolore e dalle cupezze della vita. Questo fiore è anche conosciuto con il nome di «occhi della Madonna», per il colore azzurro, e a chi lo riceve si augura di ottenere la protezione del Cielo.

Sarebbe bello che il Non ti scordar di me, già adottato a livello internazio­nale per la festa dei nonni, venisse riconosciu­to a livello italiano come fiore della memoria. Intanto l’Altopiano di Asiago — teatro tra il maggio e il giugno 1916 di battaglie che costarono a italiani e austrounga­rici oltre 230 mila perdite — lo ha assunto quale fiore del centenario. E proprio ad Asiago, dal 29 al 31 luglio, Ta Pum effettuerà una prima distribuzi­one di duemila bustine di semi di Myosotis agli alunni delle scuole, nel corso di un evento dell’esercito che vedrà tra l’altro la prima proiezione di un nuovo documentar­io sul Cammino della memoria, un concerto di Massimo Bubola e l’esibizione della fanfara della Brigata Sassari. La ditta che ha prodotto per l’occasione le buste di semi è la Franchi Sementi, che ope- ra dal 1783, la più antica azienda del settore in Italia.

Nel 2014 Ta Pum è stato un evento. Gli alpinisti partiti da Bormio hanno percorso i cinque fronti «dallo Stelvio al mare», come recitano gli atti dell’epoca: StelvioAda­mello-Giudicarie, linea degli Altipiani, Cadore, Carnia, Fronte Giulia. Gli escursioni­sti partiti da Trento hanno raggiunto i principali luoghi dove si combatté dopo la disfatta di Caporetto, come Asiago, Grappa, Bassano, Vittorio Veneto. A Redipuglia i due gruppi si sono incontrati per percorrere assieme la parte finale, fino a Trieste. Sono state toccate quattro Regioni (Lombardia, Veneto, Trentino-Alto Adige, Friuli-Venezia Giulia) in un’area di bellezza e ricchezza straordina­rie, tra montagne e valli, ferrate e sentieri, trincee e monumenti, bunker e musei, sacrari, cimiteri e chiese.

Ma il Cammino della memoria ha anche una valenza scientific­a. Il Consiglio nazionale delle ricerche ha infatti partecipat­o al progetto, in particolar­e con l’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima, fornendo agli alpinisti del Cammino un prototipo di centralina per il monitoragg­io dell’aria con cui sono state eseguite misure a quote tra 100 e 3.871 metri e all’interno di alcuni rifugi. I dati hanno confermato concentraz­ioni di particolat­o fine, grossolano e black carbon più basse oltre i duemila metri di quota e più elevate al di sotto dei mille metri: i valori sono stati poi confrontat­i con quelli misurati presso l’Osservator­io climatico del Cnr «Ottavio Vittori» sul Monte Cimone, già rifugio del Cai intitolato al sottotenen­te Gino Romualdi, medaglia d’argento della Prima guerra mondiale.

In parallelo l’ Istituto sull’inquinamen­to atmosferic­o delCnr,c on il supporto della Struttura di missione per gli anniversar­i di interesse nazionale della Presidenza del Consiglio, sta conducendo un progetto di identifica­zione, archiviazi­one, localizzaz­ione, gestione e informazio­ne sulle località coinvolte dal conflitto, in un’area che comprende anche parte di Slovenia, Austria e Francia. A partire da testi ufficiali come i bollettini della guerra, i riassunti storici e i resoconti di corpi e comandi, è stato sviluppato un sistema, detto webGIS, che consente di effettuare la ricerca dei siti, visualizza­ndone la posizione sul territorio in un unico sistema (http://webgis.iia.cnr.it/GGGIS/). L’elevato numero di località identifica­te, a oggi oltre 6.400, dà la misura di quanto il territorio italiano abbia subito l’impatto della Grande guerra.

L’ obiettivo ora è l’ inseriment­o del Cammino della memoria tra gli itinerari culturali del Consiglio d’Europa, così da consentire a tutti, attraverso una rete fisica e virtuale, di compiere per intero, continuati­vamente o su singoli tratti, questa sorta di pellegrina­ggio nella storia che ha sconvolto e cambiato il mondo attraverso le tante minuscole storie scritte da milioni di uomini e donne. Del resto l’idea del Cammino è nata anche dal ricordo che uno di noi, Walter Pilo, conserva dei suoi nonni. Due ex combattent­i della Grande guerra, uno sardo e uno altoatesin­o, che quando si conobbero, prima si accorsero di essersi letteralme­nte sparati addosso e poi si abbracciar­ono.

L’aspetto scientific­o Il percorso nei luoghi del conflitto ha consentito di misurare l’inquinamen­to con una centralina per il monitoragg­io dell’aria

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