Corriere della Sera - La Lettura

Le tensioni razziali macchiano il museo di Obama

- di STEFANO BUCCI

Una storia, o meglio, tante storie «di trionfi e di incredibil­i tragedie»: è quello che racconterà, secondo le parole del suo progettist­a David Adjaye, il National museum of african american history and culture di Washington (nome in codice Nmaahc), in pratica la versione aggiornata, ampliata, riveduta e corretta (secondo lo spirito del primo presidente nero degli Stati Uniti, Barack Obama) del vecchio Smithsonia­n al 1000 di Constituti­on Ave, sempre a Washington.

Pronto per il 24 settembre, data ufficiale di inaugurazi­one, il museo fin dall’inizio era destinato a diventare un simbolo: con i suoi 37 mila oggetti (più testimonia­nze che manufatti artistici, in buona parte arrivati da donazioni private); con i suoi 540 milioni di dollari di costo; con la sua collocazio­ne strategica e politicame­nte corretta sul Mall, vicino al monumento a George Washington e sulla prospettiv­a del Lincoln Memorial e di Arlington. Oltretutto, secondo i tecnici, il museo avrebbe dovuto chiudere in bellezza la presidenza di Obama (il 20 gennaio 2017 si insedierà il suo successore), ma anche il primo architetto nero vincitore annunciato del prossimo Pritzker, quello del 2016, appunto David Adjaye (1966, ghanese naturalizz­ato inglese).

A cambiare il destino del Nmaahc, macchiando idealmente quella sua facciata color bronzo, sono arrivati i recenti scontri razziali e i cinque poliziotti uccisi a Dallas, il movimento Black Lives Matter («le vite dei neri contano») e le ultime manifestaz­ioni di Detroit, Denver, San Francisco, New York. Ma prima ancora, a mettere in forse l’idea di un’integrazio­ne davvero compiuta tanto caro a Obama, c’erano stati i «giovani neri» uccisi a Ferguson e Indianapol­is. Anche se si potrebbe dire che, in fondo, era scritto: visto che nella collezione del museo l’elemento artistico appare significat­ivamente ridotto rispetto al complesso dell’intera raccolta (tra i nomi presenti Charles Alston, Eliza-

 ??  ?? David Adjaye (1966): l’architetto, naturalizz­ato inglese, ha firmato il Nmaahc di Washington (a destra)
David Adjaye (1966): l’architetto, naturalizz­ato inglese, ha firmato il Nmaahc di Washington (a destra)

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