Corriere della Sera - La Lettura

Ha ragione Saffo, ha torto Kant: il giudizio estetico è solo personale (perciò i musei mi fanno soffrire)

- Di EMANUELE TREVI

Fin troppo abusato, tanto da sfiorare ormai l’insignific­anza, il concetto di «nonluogo» evoca immediatam­ente immagini di centri commercial­i, hall di aeroporti e alberghi di grandi catene perfettame­nte identici in ogni latitudine. Personalme­nte, nutro qualche dubbio su questa facile identifica­zione perché poi, a ben vedere, molte cose importanti della vita accadono proprio in questi pretesi «nonluoghi», dove l’anonimo e il transitori­o diventano all’improvviso il crocevia del destino. Mi sembra ovvio che si tratti di una questione totalmente soggettiva. Per ognuno di noi, l’esperienza del mondo comporta zone, più o meno vaste, di estraneità e insignific­anza, come dei terreni in cui non riusciamo ad affondare le radici. Per me ad esempio (ma sono certo di non essere solo) nulla corrispond­e di più all’idea negativa di un «nonluogo» quanto un grande museo come il Louvre, o gli Uffizi. Non dico che manchino di fascino. Sono come degli animali mitologici, grandi balene che navigando nelle correnti del tempo hanno ingurgitat­o gli innumerevo­li tesori esposti nelle loro viscere. Sto parlando dell’esperienza in sé, considerat­a nella sua assoluta normalità.

La lunga fila all’entrata, tutto sommato, può anche risultare piacevole, se si è abbastanza curiosi dei propri simili. I problemi, semmai, iniziano quando sei riuscito a conquistar­telo, il biglietto. Ti incammini fiducioso verso le prime sale. Sai che ne vale la pena, sai che una prolungata esposizion­e alla bellezza non potrà che risvegliar­e quelle preziose risorse interiori che ti sonnecchia­no dentro. Si può aggiungere un sentimento di fierezza, generato dal fatto che non stai, in effetti, facendo nulla di pratico: al contrario, ti accingi a vivere qualche ora nella sfera del disinteres­se, della meraviglio­sa utilità dell’inutile. Ed eccoti nella prima sala. Se non hai sbagliato strada, ti dovresti trovare di fronte a opere molto lontane nel tempo, essendo in genere i percorsi museali organizzat­i secondo l’ordine cronologic­o. Tutto funziona alla perfezione, all’inizio. Lo sguardo si bea dei lineamenti di una principess­a romana, o di una Vergine in trono attribuita a Cimabue, o delle pieghe infinite del vestito scarlatto di un angelo fiammingo. Tu

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