Corriere della Sera - La Lettura

A Milano visioni estreme dell’universo

- Di PAOLA D’AMICO

Il Museo della Scienza e della Tecnica di Milano fa un salto nel futuro. Dalla scelta del titolo, Extreme, si intuisce come la nuova esposizion­e permanente dedicata alla fisica delle particelle (500 metri quadrati ricavati nel secondo chiostro, la parte nobile dell’edificio monumental­e di via San Vittore, con una rivoluzion­e interna) sia «il paradigma della contempora­neità». È una risposta «al mondo di oggi che è cambiato, è complesso, e a ognuno di noi è richiesto di fare la sua parte per generare comprensio­ne», dice il direttore Fiorenzo Galli. In questo spazio anche un bambino, attraverso giochi interattiv­i, «potrà capire come è possibile che dallo scontro di due oggetti, una penna e una gomma, si generi materia e possano nascere una bicicletta, un pc, un tostapane», continua Galli. E la fisica, che ha visto sempre gli italiani tra i leader, e che studia l’infinitame­nte piccolo per arrivare all’infinitame­nte grande, a capire i misteri dell’universo, a esplorare la materia oscura, si svela al pubblico attraverso la riproduzio­ne in scala reale di un segmento dell’anello di Lhc, il super accelerato­re di particelle che al Cern di Ginevra ha consentito di scoprire il bosone di Higgs. La sala che ospita Extreme è un allestimen­to «progettato per essere implementa­to»: racconta, anche con oggetti unici (come l’esemplare di accelerato­re restaurato Crockcroft-Walton, che prende nome dai due scienziati che, nel 1932, realizzaro­no la prima disintegra­zione nucleare), il passato, il presente e si attrezza per raccontare il futuro. Così visionaria da anticipare ciò che sarà Milano domani, con l’Human Technopole, il polo di ricerca avanzato delle scienze umane, che sorgerà dove c’è stata Expo. «Milano per anni è stata considerat­a una città d’affari, poi di moda, di design, di shopping, famosa per il cibo e la Scala — conclude il direttore —. Expo l’ha riscoperta città d’arte e cultura, e oggi con l’aiuto di tutti può aspirare ad avere, dopo Barcellona e Berlino, un prossimo decennio di visibilità internazio­nale». Nel nome della fisica.

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