Corriere della Sera - La Lettura

Hesse, il mese del primo amore è luglio

- Di GIORGIO MONTEFOSCH­I

allegri con quelle storielle buffe che racconta il professore, e fanno tanto ridere Berta, gli arrosti squisiti e le altre leccornie che vengono servite; le p a s s e g g i a te non sono più solitarie; se piove, si gioca nel padiglione coperto ai birilli, o ci si rifugia nel chiosco; la sera, per i sigari, il cognac e il caffè, ci si trasferisc­e in terrazza. Una di queste sere, Thusnelde chiede a Paul se fuma. Paul dapprima risponde brusco che non gli piace fumare. Poi, ammette candido che non gli è ancora consentito. E lei, lasciando penzolare languidame­nte, dalla sedia a sdraio, la stupenda mano, piega il capo da una parte e gli rivolge un sorriso malizioso.

Paul, che a tavola ha bevuto un po’ di vino bianco, ha un tuffo al cuore. La notte non riesce a dormire. Berta è simpatica, carina, ingenua, divertente. Ma Thusnelde, com’è? Si può dire che è realmente bella? A lui p a r e d i s ì . E q u e l l a mano l a n g u i d a , l’espression­e indolente, fra lo stanco e il divertito, con la quale guardava il cielo, persino quel modo sempre a metà fra il serio e l’ammiccante con il quale gli ha chiesto notizie della sua scuola, non sono le caratteris­tiche che distinguon­o le donne davvero affascinan­ti? Quando c’è lei, persino l’algido istitutore cambia atteggiame­nto.

Nel parco, oltre al grande faggio secolare, c’è anche un bellissimo salice piangente, talmente bello che tutto intorno al tronco gli è stata costruita una panca. Un giorno, i quattro giovani — Paul, Berta, Thusnelde, l’istitutore — ci arrivano a due a due per strade diverse. È un pomeriggio caldo, afoso. Il bosco è sonnolento. Paul siede alla destra di Thusnelde. Vede la sua mano sottile, bianca, con le unghie curate color madreperla, immobile sulla panca. E preso da un vero e proprio raptus di desiderio, fa l’unica cosa che pensa di poter fare: piano piano, senza però sfiorarla, avvicina la sua. Trascorre un tempo interminab­ile. Poi, Thusnelde alza la sua mano, la poggia con fermezza su quella di Paul, e ve la lascia. Paul ha il respiro mozzato. «Si è spaventato? Credevo che dormisse», lei ride. Dietro a loro, Berta scoppia a piangere.

Comincia a piovere. In casa suonano un pezzo del Peer Gynt. Quindi la musica si arresta. La compagnia si scioglie. Paul raccoglie delle roselline fresche e le dona a Thusnelde che gli dice: «Cosa ho fatto per meritarle? Temevo quasi che non mi potesse soffrire». Lui le risponde: «Ah, non si prenda gioco di me». La sera non piove più, l’aria si è rinfrescat­a, si sta benissimo dopo cena nel salotto, e Thusnelde ha infilato le roselline nella cintura del vestito. Ma la mattina seguente gli ospiti partiranno. E questo è terribile. Ti toglie il sonno, ti toglie la capacità di pensare e di agire. Stai lì, affacciato alla finestra, e nemmeno riesci contemplar­e il cielo stellato. Perché lei se ne va. E tu hai vissuto il tuo primo amore.

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