Corriere della Sera - La Lettura
Pittori che collezionano pittori
Matisse compra Cézanne, Degas rimette insieme l’«Esecuzione di Massimiliano» di Manet, Freud appende in casa «L’Italiana» di Corot. Alla National Gallery debiti e passioni
Francis Bacon fu ossessionato dal ritratto di Leone X di Velázquez. Vi intuì una disperata prigionia, capace di esplodere in un urlo straziante. Non possedeva però il dipinto, e dubito se, in presenza dell’originale, anziché delle riproduzioni, avrebbe avuto la stessa libertà. Tutt’altra storia è quella del trentenne Matisse che nel 1899 decide, con la moglie, di separarsi dall’unico smeraldo che i due coniugi possedevano per comprare, da Vollard, Le tre bagnanti di Cézanne. Avrebbe poi donato il dipinto al museo del Petit Palais, nel 1936; ma se consideriamo a quale punto fosse allora la ricerca di Matisse, ci rendiamo conto di come senza il possesso, vale a dire la frequentazione quotidiana del quadro di Cézanne, opere luminose come Joie de vivre, del 1905-6, non sarebbero mai nate. « Le bagnanti di Cézanne sono la mia fede e la mia costanza», dichiarava Matisse.
La mostra alla National Gallery di Londra, intitolata I pittori dei pittori, consente inedite riflessioni sul rapporto affettivo e conoscitivo che si è stabilito tra i pittori e i dipinti da loro raccolti e ammirati. È una storia antica. Dürer aveva chiesto un disegno a Raffaello per sapere «come era la sua mano», Vasari era un grande collezionista di disegni e promotore dei maestri che stimava. Van Dyck collezionò i grandi maestri del Rinascimento veneziano e si capisce bene perché. A sua volta sir Joshua Reynolds collezionò van Dyck. Degas fu un collezionista e uno stimatore appassionato sia dei contemporanei che degli antichi, al punto di rimettere insieme i pezzi in cui era stata divisa l’Esecuzione di Massimiliano di Manet dopo la morte del suo autore.
Una parte rilevante della mostra è dedicata a Matisse, il cui monumentale bronzo del 1916, che rappresenta un nudo di spalle ed è la terza fusione in una serie di pro- gressiva eliminazione dei dati naturalistici, deve moltissimo alle tre bagnanti di Cézanne, come se i loro volumi uscissero dal quadro e si facessero plastici. Così il modello di Cézanne agiva in due direzioni: nel raggio di sole giallo trapassato nel dipinto del 1905 -6 e ancora, dieci anni dopo , nel riproporsi come serie di sculture.
Un pittore cerca nella pittura altrui soprattutto ciò che gli serve. Anche il rosso intenso del dipinto di Degas La coiffure trova una risposta nei dipinti di Matisse, che si rivela il più pronto a svolgere in modo personalissimo i temi che individuava nell’opera degli altri.
Copiare era un tempo la porta maestra per apprendere l’arte. Anche questa fondamentale esperienza spingeva ad «assaporare» i dipinti altrui. Il giorno in cui di nuovo si sentirà odore di trementina e si vedranno pittori intenti a copiare nelle sale degli Uffizi o dei Musei Vaticani, vorrà dire che molte cose sono cambiate. «Il Louvre è il libro su cui abbiamo imparato a leggere», aveva detto Cézanne, in un’età lontanissima dall’alta definizione. Eppure, anche se non si tornerà a prendere la pinacoteca come sala per esercizi di lettura, il ritorno non sarà mai come avere in casa i dipinti degli altri pittori. Per Lucian Freud, i dipinti dei maestri più amati emettevano