Corriere della Sera - La Lettura

Pittori che colleziona­no pittori

- Da Londra CARLO BERTELLI

Matisse compra Cézanne, Degas rimette insieme l’«Esecuzione di Massimilia­no» di Manet, Freud appende in casa «L’Italiana» di Corot. Alla National Gallery debiti e passioni

Francis Bacon fu ossessiona­to dal ritratto di Leone X di Velázquez. Vi intuì una disperata prigionia, capace di esplodere in un urlo straziante. Non possedeva però il dipinto, e dubito se, in presenza dell’originale, anziché delle riproduzio­ni, avrebbe avuto la stessa libertà. Tutt’altra storia è quella del trentenne Matisse che nel 1899 decide, con la moglie, di separarsi dall’unico smeraldo che i due coniugi possedevan­o per comprare, da Vollard, Le tre bagnanti di Cézanne. Avrebbe poi donato il dipinto al museo del Petit Palais, nel 1936; ma se consideria­mo a quale punto fosse allora la ricerca di Matisse, ci rendiamo conto di come senza il possesso, vale a dire la frequentaz­ione quotidiana del quadro di Cézanne, opere luminose come Joie de vivre, del 1905-6, non sarebbero mai nate. « Le bagnanti di Cézanne sono la mia fede e la mia costanza», dichiarava Matisse.

La mostra alla National Gallery di Londra, intitolata I pittori dei pittori, consente inedite riflession­i sul rapporto affettivo e conoscitiv­o che si è stabilito tra i pittori e i dipinti da loro raccolti e ammirati. È una storia antica. Dürer aveva chiesto un disegno a Raffaello per sapere «come era la sua mano», Vasari era un grande collezioni­sta di disegni e promotore dei maestri che stimava. Van Dyck collezionò i grandi maestri del Rinascimen­to veneziano e si capisce bene perché. A sua volta sir Joshua Reynolds collezionò van Dyck. Degas fu un collezioni­sta e uno stimatore appassiona­to sia dei contempora­nei che degli antichi, al punto di rimettere insieme i pezzi in cui era stata divisa l’Esecuzione di Massimilia­no di Manet dopo la morte del suo autore.

Una parte rilevante della mostra è dedicata a Matisse, il cui monumental­e bronzo del 1916, che rappresent­a un nudo di spalle ed è la terza fusione in una serie di pro- gressiva eliminazio­ne dei dati naturalist­ici, deve moltissimo alle tre bagnanti di Cézanne, come se i loro volumi uscissero dal quadro e si facessero plastici. Così il modello di Cézanne agiva in due direzioni: nel raggio di sole giallo trapassato nel dipinto del 1905 -6 e ancora, dieci anni dopo , nel riproporsi come serie di sculture.

Un pittore cerca nella pittura altrui soprattutt­o ciò che gli serve. Anche il rosso intenso del dipinto di Degas La coiffure trova una risposta nei dipinti di Matisse, che si rivela il più pronto a svolgere in modo personalis­simo i temi che individuav­a nell’opera degli altri.

Copiare era un tempo la porta maestra per apprendere l’arte. Anche questa fondamenta­le esperienza spingeva ad «assaporare» i dipinti altrui. Il giorno in cui di nuovo si sentirà odore di trementina e si vedranno pittori intenti a copiare nelle sale degli Uffizi o dei Musei Vaticani, vorrà dire che molte cose sono cambiate. «Il Louvre è il libro su cui abbiamo imparato a leggere», aveva detto Cézanne, in un’età lontanissi­ma dall’alta definizion­e. Eppure, anche se non si tornerà a prendere la pinacoteca come sala per esercizi di lettura, il ritorno non sarà mai come avere in casa i dipinti degli altri pittori. Per Lucian Freud, i dipinti dei maestri più amati emettevano

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 ??  ?? Joshua Reynolds (1723 – 1792) aveva nella sua collezione L’Orazione nell’orto di Giovanni Bellini (1433 circa – 1516), una tempera su tavola, dipinta tra il 1465 e il 1470 oggi nella collezione della National Gallery di Londra
Joshua Reynolds (1723 – 1792) aveva nella sua collezione L’Orazione nell’orto di Giovanni Bellini (1433 circa – 1516), una tempera su tavola, dipinta tra il 1465 e il 1470 oggi nella collezione della National Gallery di Londra
 ??  ?? Anthony van Dyck (1599–1641) possedeva varie opere di Raffaello e Tintoretto, ma anche il Ritratto of Gerolamo Barbarigo (1510, olio su tela) di Tiziano (1480 circa – 1576), ora alla National Gallery di Londra
Anthony van Dyck (1599–1641) possedeva varie opere di Raffaello e Tintoretto, ma anche il Ritratto of Gerolamo Barbarigo (1510, olio su tela) di Tiziano (1480 circa – 1576), ora alla National Gallery di Londra

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