Corriere della Sera - La Lettura

La fine del prato

- COSTANZA RIZZACASA D’ORSOGNA

di

DEra il simbolo del Sogno Americano. Oggi è cambiato tutto: una combinazio­ne di fattori economici (la crisi dei mutui), ecologici (l’uso dei pesticidi) e sociali (il boom degli appartamen­ti condominia­li) ha demolito l’utopia suburbana dello spazio verde davanti alla villetta. E mentre il mercato si rianima, cresce la metratura delle case ma diminuisce l’area all’aperto. Sostituita da piante locali e giardini di pietra. Perché «il marrone è il nuovo verde»

iceva la grande storica dei g i a r d i n i I s a d o r e S mi t h , s co mparsa nel 1 9 8 5 , c he l’America ha dato un solo grande contributo alla progettazi­one degli spazi verdi: il prato davanti a casa. Quel fiume lirico, democratic­o, curatissim­o e senza recinzioni, lungo il quale scorrono le sue villette. Più di 163 mila chilometri quadrati, quasi quanto il Nebraska, che ha unificato il paesaggio americano non solo fisicament­e, ma culturalme­nte, che sta agli Stati Uniti come il baseball, la torta di mele, il rabbocco gratis di caffè. «Nessun prato è un’isola», scrive Michael Pollan, evocando John Donne, nel bestseller Una seconda natura (1992). Notando che per gran parte della storia americana, un prato rigoglioso e ben tenuto è stato un simbolo non solo di prosperità individual­e e collettiva, ma di responsabi­lità e ideali condivisi. Socialment­e regolato perché, come cantava Woody Guthrie negli anni Quaranta, This land was made for you and me. Un prato sorridente, raccomanda­va Andrew Jackson Downing, padre della paesaggist­ica statuniten­se, è segno d’ordine e cultura. E supera divisioni antropolog­iche. Quando Nick Carraway affitta la casa adiacente a quella di Jay Gatsby, nel romanzo di Fitzgerald, e non mantiene il prato secondo gli standard di West Egg, Gatsby ne è talmente infastidit­o che invia il suo giardinier­e per falciarlo.

Gatsby, si sa, era un gentiluomo. Molto più prosaicame­nte, dall’Illinois alla Virginia, leggi locali regolano l’altezza dei prati domestici, incoraggia­ndo a denunciare inadempien­ti. Così, nel 2008, un pensionato della Florida la cui distesa erbosa era sfregiata da antiesteti­che chiazze marroni finì dietro le sbarre. L’ossessione nazionale per il prato ha portato gli americani a spendere, nel 2011, 40 miliardi di dollari solo per accudirlo.

Nel secondo dopoguerra, Levittown, primo modello di suburbia di massa, permise a migliaia di famiglie di acquistare una villetta, e il prato divenne simbolo del Sogno Americano. Le serie tv perpetuava­no il mito. Il carissimo Billy (1957-63), dove curare

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