Corriere della Sera - La Lettura
Il tempo è tiranno, il calendario di più
Classificazioni Dare una struttura al flusso dei giorni e delle stagioni è un compito che soltanto il potere può riuscire a realizzare. Facendo i conti con il sole, la luna ma soprattutto con i propri miti e le proprie ambizioni
Il primo re di Roma, Numa Pompilio, successore di Romolo alla guida della città, oltre a istituire la religione ufficiale romana, stabilì un nuovo calendario, simile a quelli introdotti successivamente. Dare una struttura al tempo è un compito che solo il potere può riuscire a realizzare: perché è l’unico ad averne l’autorità e perché attraverso di esso riesce a sancire diritti e doveri che attendono alla sfera religiosa e politica, entrambe basilari per la vita in comune. Numa Pompilio creò un calendario di dodici mesi lunari (354 giorni), con l’aggiunta di un mese intervallato ogni tanto per accordarlo con l’anno solare. Il calendario stabiliva le feste religiose, i giorni fausti e infausti dove si poteva agire pubblicamente (legiferare e giudicare) e lavorare con l’aiuto degli dei (nell’allevamento, semina, raccolto).
In epoca moderna sono stati i regimi dittatoriali che più hanno voluto mutare il calendario a propria immagine, per esaltare il proprio potere e ricordarlo a tutti i cittadini. Il nuovo calendario della Rivoluzione francese modi- fica i nomi dei mesi e fa iniziare l’anno con il giorno della proclamazione della Repubblica (il 22 settembre). Anch’esso fondato sulla natura e sull’idea di una società agricola, intendeva cancellare la visione universalistica introdotta dal cristianesimo e imporre una nuova visione laica: i 12 mesi di 30 giorni (360) erano divisi in tre decadi, ognuna con un giorno e mezzo di riposo, cui si aggiungevano come festività i cinque giorni mancanti a completare l’anno solare. Istituito nel 1793 dal Terrore dopo pochi mesi del suo predominio, il calendario verrà abolito da Na- poleone che nel 1806 reintrodusse il calendario gregoriano.
In seguito alla vittoria bolscevica nella Rivoluzione russa, Lenin abolì nel 1918 il calendario giuliano, sostituendolo con quello gregoriano e cancellando dalla storia russa i giorni tra il 1° e il 13 febbraio 1918. Stalin, però, volle andare oltre: e nel 1929 istituì il calen- dario rivoluzionario sovietico, che durò fino al 1940 (abolito, per ovvie necessità, con la guerra). La struttura era analoga a quella della Rivoluzione francese, con cinque giorni in più accanto ai 12 mesi da 30 giorni, per festeggiare Lenin, l’industria, il lavoro e introducendo la settimana di cinque giorni per bandire la domenica. Il fascismo cambiò il calendario facendo iniziare l’anno — della nuova Era fascista — il 29 ottobre 1922, e affiancando obbligatoriamente l’anno fascista, in numeri romani, a quello dell’era cristiana.