La storia degli operai riconverte la centrale

Il tema del lavoro, le sue dinamiche e quelle degli spazi dove ha luogo, hanno sempre avuto un ruolo importante nella mia ricerca. E in particolare è il contesto della fabbrica a offrirmi, spesso, spunti decisivi. È accaduto, ad esempio, nel 2009 con From here to Eternit, opera ispirata dal dramma delle vittime dell’amianto. Ora sono invece impegnata in un progetto che guarda al mondo del lavoro. Mi trovo alla Centrale Fies di Dro (Trento), impianto idroelettrico di inizio Novecento tra le montagne dell’Alto Garda, oggi riconvertito in centro per le arti contemporanee, dove sono stata invitata a realizzare un intervento sulla storia operaia della Centrale. Un primo step dal titolo Alta Tensione, realizzato con la drammaturga Elena Pugliese, è già stato presentato in forma di lecture

performance, con il coinvolgimento di un operaio e della sua attrezzatura tecnica, quella che usa ogni giorno per salire sui tralicci ad alta tensione. Come se si trattasse di un manuale tecnico, un testo diffonde le normative che regolano la necessità dell’uomo di mettersi in sicurezza nell’affrontare il vuoto, l’insicurezza, il rischio e la caduta. Alta tensione è un’anticipazione di ricerca su un progetto che lungo il 2017 indagherà la storia operaia legata all’industria idroelettrica e gli aspetti di diffusione dell’energia come materia prima necessaria alla cultura e al progresso. Questo perché negli ultimi anni il mio approccio alla ricerca è stato di tipo immersivo, si è misurato con gli spazi, i luoghi e chi li abita proprio attraverso il tema del lavoro. Un argomento centrale, attorno a cui da sempre ruotano le vite dei singoli e delle comunità tutte.