Corriere della Sera - La Lettura

Tengo i segreti, sono un cuoco geloso

- Di PAOLO DI STEFANO

Giampiero Neri, 90 anni tra poco, ha trascorso una vita in banca scrivendo versi dopo il lavoro. Ora esce una raccolta di brevi prose poetiche. Il dolore dei ricordi, il padre ucciso dai partigiani, il rapporto con il fratello Giuseppe Pontiggia

in bicicletta. Mamma era più combattiva... Con il Peppo ho avuto un rapporto molto profondo, la morte della mamma ci ha divisi per un po’, ma ci sentivamo molto spesso: a Milano non ci si vede, ci si sente. Lui leggeva le mie cose, io leggevo le sue, e ognuno seguiva i consigli dell’altro. Mi ha scritto dediche bellissime…». Si alza, va a prendere i libri e torna mostrando frasi affettuose. «Sapeva che io non avevo timori a giudicarlo e lo stesso valeva per me, mi ha insegnato molto». Un maestro più giovane di 7 anni. «Grazie a una sua tesina su Dino Campana, ho scoperto un capolavoro come i Canti orfici ». Rimane l’immagine di una biblioteca paterna ben fornita, dove troneggiav­ano, oltre ai grandi russi, i dieci volumi dell’entomologo Jean-Henry Fabre, compulsati dal giovane Giampiero: «Una lettura divorante per me ragazzo». Viene da lì il sentimento naturalist­ico che percorre la sua poesia.

L’altro maestro è il professor Fumagalli, filosofo comasco di detti e paradossi, autore di un’opera appena abbozzata su Giuda e sul «tradimento necessario alla vita», una figura che ricorre nei pensieri (e nei libri) di Neri. Si alza di nuovo, va a staccare dal muro la foto-ritratto di quell’uomo insonne dal naso speciale: «Per tanto tempo l’ho tenuta nel portafogli. Basta guardarlo per capire che era fuori dall’ordinario».

Sono gli anni dell’Istituto magistrale Carlo Annoni, che si trovava a Erba sulla via provincial­e. Un giorno il preside, romano, chiese al giovane Giampiero di parafrasar­e Il sabato del villaggio: il ragazzo tradusse la «donzellett­a» con «la signorina» e si sentì commentare ironicamen­te «sì, colla pelliccia de visone...». Gran risata. «La parafrasi... — alza le spalle Neri —. Nell’ultimo anno di liceo ho avuto il piacere di leggere, nella prefazione all’antologia di letteratur­a francese: Et d’abord point de paraphrase! ». Innanzitut­to niente parafrasi! «Rispetto alla cultura francese siamo sempre dei provincial­i… Io ho imparato molto da poeti come Villon e Rimbaud. Alla madre che voleva sapere che cosa volevano dire i suoi testi, Rimbaud rispose seccamente: quello che ho scritto, in quel senso e in tutti i sensi! Come dire: inutile cercare di spiegare...».

Per Neri in apparenza non c’è niente da spiegare. È tutto molto chiaro, basta leggere ad apertura di pagina: «Dal finestrino del treno, fermo alla Stazione, il ragazzo guardava sua madre che parlava con un uomo…». Ma poi c’è sempre una torsione, accade qualcosa e cambi idea, c’è qualcosa che sfugge e che ti lascia come sospeso… «La semplicità della frase l’ho cercata con il Peppo, tante volte ci siamo interrogat­i sull’essenziali­tà, eravamo d’accordo sul fare a meno degli aggettivi, il sostantivo doveva bastarci... E c ’era l’esempio dei classici, leggevamo Tucidide, i tragici greci, Eschilo: “Temibili in battaglia per coraggiosa risolutezz­a dell’animo” è una frase su cui ho molto riflettuto... A un certo punto mi sono innamorato dei filosofi orientali, Laozi, Milarepa... Sono arrivato a scrivere a trent’anni, dopo aver fatto questi incontri. Così ho lasciato la chitarra classica, che era l’ideale per la mia pigrizia, e mi sono dato alla poesia». Che invece richiede una fatica diversa? «Be’, sì». Correzioni e rifaciment­i da far divertire i filologi? «Direi di sì, tante correzioni, ma sono geloso e butto via tutto. È come pretendere da un cuoco le ricette. Il cuoco è il cuoco, fa il suo mestiere, va per tentativi finché trova gli ingredient­i giusti. Per me una volta che un testo è fatto, è fatto, perché dovrei tenere i documenti degli errori...0». Ride. Il libro si conclude con il momento dei saluti e delle strette di mano. Come questo incontro.

 ??  ?? Il poeta Giampiero Neri (nato Giampiero Pontiggia a Erba, Como, il 7 aprile 1927) ritratto nella sua casa di Milano, in zona Porta Romana ( Duilio Piaggesi/ Fotogramma)
Il poeta Giampiero Neri (nato Giampiero Pontiggia a Erba, Como, il 7 aprile 1927) ritratto nella sua casa di Milano, in zona Porta Romana ( Duilio Piaggesi/ Fotogramma)

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