Corriere della Sera - La Lettura
Il mostro dei boschi aiuta la Schiappa
Ci sono bestseller simpatici e bestseller antipatici. Sono antipatiche, ad esempio, le Sfumature, troppo supponenti. È antipatica l’opera omnia di Fabio Volo, troppo stupida. È antipatica La ragazza del treno, troppo cheap. Poi, fortunatamente, ci sono i bestseller simpatici. Il catalogo di Camilleri su tutti, che è il catalogo di un Don Giovanni della letteratura, uno che ha amato tutte le storie. Così com’è simpatica l’intera epopea di Ken Follett, che è un Erodoto contemporaneo in salsa thriller. Personalmente, ho sempre avuto un debole per la saga di Jeff Kinney, l’autore dei diari della Schiappa (al secolo l’imbranato studente di scuola media Greg Heffley). Sono dieci anni (Dio, sembra ieri) che Kinney ha avviato la sua fabbrica editoriale, giunta ormai a oltre 180 milioni di copie vendute, e finora non aveva sbagliato un colpo. Le sue storie dalle divagazioni esilaranti hanno raccontato, come nessun altro è riuscito a fare nel frattempo, le vicissitudini dei ragazzi d’oggi condannati a una vita dieteticamente (mai più patatine fritte!), ludicamente (mai più altalene, scivoli o spade e pistole giocattolo!), ecologicamente (pulire i parchi, soggiornare in fattorie modello!), culturalmente (visitare musei noiosissimi!) corretta. Una specie di educazione permanente (che ricorda un poco le rieducazioni da regime totalitario). In quest’ultima avventura, il povero Greg cerca come può di sottrarsi al buonismo imperante. Però, forse, i dieci anni dell’impresa cominciano a farsi sentire. È vero che il successo logora chi non ce l’ha, ma, ogni tanto, logora anche chi ce l’ha. Soprattutto nella prima metà del libro, le trovate non sono felici e vivaci come è tradizione di Kinney. Nella seconda parte le cose vanno meglio grazie anche alla bella invenzione del misterioso Silas Scratch, figura paurosa che si aggira nei boschi notturni. Fatta salva la simpatia (che resta immutata), questa volta Greg mi tocca rimandarlo.