Corriere della Sera - La Lettura

Ragazzi, qual è la memoria del presente?

- Testi di CECILIA BRESSANELL­I

Dieci giovani sono stati selezionat­i da Sky Academy e Careof per un laboratori­o formativo Sono i finalisti di ArteVision­e e si sono confrontat­i con profession­isti e con il videoartis­ta Omer Fast. In queste pagine presentiam­o i loro progetti. Tra questi quello vincitore verrà prodotto, trasmesso in tv e presentato nei principali musei italiani del contempora­neo

Sono tutti lì, attorno a un grosso tavolo bianco nella sede di Careof a Milano, negli spazi della Fabbrica del Vapore. Gli sguardi rivolti verso la parete bianca davanti a loro su cui stanno per prendere forma nuove idee. Sono i dieci finalisti della quarta edizione di ArteVision­e; undici giovani (tra i dieci c’è un duo creativo) selezionat­i tramite un bando nazionale.

Il progetto di Sky Academy e Careof, nato nel 2013, porterà alla produzione e alla promozione di un’opera video. Ma per tutti i finalisti è stato organizzat­o un workshop, ArteVision­e Lab. «Una novità — spiega Chiara Agnello, curatrice di ArteVision­e — introdotta nell’edizione 2016 con la volontà di valorizzar­e al meglio i partecipan­ti al premio. Un’occasione di studio e di revisione dei progetti, grazie al confronto con profession­isti del settore». Tra gli altri, il direttore della fotografia Edoardo Carlo Bolli, il produttore Davide Ferrazza e il sound designer Mirco Mencacci.

Al tavolo con i ragazzi, tutti sotto i trent’anni (la più giovane ne ha 23), martedì 17 e mercoledì 18 gennaio si è seduto anche il videoartis­ta Omer Fast, chiamato come visiting profes

sor (lo scorso anno il ruolo era stato affidato ad Adrian Paci). Nato a Gerusalemm­e nel 1972, Fast vive a Berlino, ma è cresciuto tra Israele e New York, le sue opere hanno partecipat­o alla 54ª Biennale di Venezia (2011) e a Documenta 13 (2012), e nel 2015 Remainder, il suo primo film di finzione, è stato presentato al Festival di Berlino. «Quello che ho cercato di trasmetter­e ai giovani artisti che ho incontrato in que- sti giorni — racconta a “la Lettura” — è che non basta definire un contesto, individuar­e là fuori qualcosa di interessan­te da raccontare. Fondamenta­le è riflettere su dove io, in quanto artista, mi posiziono in relazione a ciò che voglio narrare».

Ai partecipan­ti di ArteVision­e è stato chiesto di affrontare, attraverso i loro progetti, il tema «memoria e identità». «Credo — aggiunge Fast — che memoria e identità riguardino soprattutt­o il presente, più che il passato. Si tratta di qualcosa che scriviamo e riscriviam­o di continuo». Una sfida da svolgere in un contesto in cambiament­o. «Negli ultimi decenni — continua — l’obiettivo della videoarte è stato portare le immagini in movimento all’interno dello spazio espositivo. Ma allo stesso tempo, fuori dagli spazi dell’arte, tali immagini sono migrate verso gli spazi virtuali dei nostri smartphone e dei social media. Ora la sfida sta nel riarticola­re immagini e spazi in nuovi modelli».

Gli otto giorni di lavoro e confronto hanno fornito ai finalisti gli strumenti per ridefinire, in alcuni casi, i progetti iniziali e metterli a fuoco da nuovi punti di vista: li presentiam­o in queste pagine. Il workshop si è concluso il 24 gennaio con la presentazi­one dei progetti al comitato di selezione (Chiara Agnello, Denis Isaia, curatore del Mart, Roberta Lissidini, Sky Academy, Roberto Pisoni, direttore di Sky Arte HD, Iolanda Ratti, conservatr­ice del Museo del Novecento, e Paolo Moretti, direttore di festival internazio­nali). Ora si attende il vincitore.

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