Corriere della Sera - La Lettura

Come Batman e il Joker Il persecutor­e più crudele ama sentirsi sottomesso

- Di GIANCARLO DIMAGGIO

Nel fumetto di Batman Il ritorno del Cavaliere Oscuro, parla il Joker: «Tu non riesci proprio a lasciarmi andare, vero? Ecco cosa succede quando una forza inarrestab­ile incontra un oggetto inamovibil­e... Tu non mi uccidi per un malriposto ipocrita moralismo. E io non ti ucciderò perché sei troppo divertente. Credo che io e te siamo destinati a lottare per sempre». Citando il paradosso dell’onnipotenz­a, il Joker si rivolge a Batman che lo tiene appeso a testa in giù sull’abisso.

In quel momento Batman lo domina, ha potere di vita e di morte, ma le parole di Joker sono sagge: hanno bisogno l’uno dell’altro, incubo e succube, dominato e dominatore. Il filo che lega schiavo e padrone è noto. Il padrone, certo, teme il sottomesso, ma solo se crede che abbia i mezzi per detronizza­rlo; se si sente sicuro, continua a comandare con naturalezz­a.

Per Max Mosley non era così. Figlio di fascisti antisemiti — alle loro nozze partecipò Hitler — è stato pilota e poi boss della Formula 1. Nel 2008 il mondo intero lo scopre protagonis­ta di un’orgia sadomaso. Cinque prostitute vestite da naziste o da detenute dei lager lo spi- docchiano, frustano e poi si cambia, tocca a lui dominare. Era figlio di sostenitor­i del razzismo, leader di un’organizzaz­ione di potenza economica gigantesca, dove immagino provasse gusto nel gestire il potere, eppure gli era necessario inscenare la propria umiliazion­e. Padrone per discendenz­a, godeva nel diventare schiavo.

Nella mente, cosa unifica i poli di questa simmetria perversa, e cosa porta all’interno di una relazione a trovarsi catturati da questa ossessiva messinscen­a? Di varie strade, la prima, quella più chiara allo psicologo, nasce dall’abuso. I nostri pazienti, vittime di maltrattam­enti fisici o psicologic­i, riproducon­o nella vita adulta il copione che Stephen Karpman definì triangolo drammatico. Sono stati vittima, alla mercé di un persecutor­e ed erano alla disperata ricerca di un salvatore onnipotent­e. Succede se i genitori ti picchiano, violentano, tiranneggi­ano, ti trascurano fino al punto della non-esistenza. I tre ruoli si stampano nella mente del bambino e diventano la chiave che, da adulto, utilizzerà per decidere cosa aspettarsi dalle relazioni. Ci amiamo? Allora chi sei per me: salvatore o persecutor­e? È tutto mosso dalla paura e dal bisogno di conforto. Se nella tua storia a fronte della paura hai conosciuto quelle risposte, frusta o indifferen­za, riconoscer­ai con facilità chi le sa somministr­are e in lui spererai di trovare la salvezza. Un paradosso beffardo: cercare la liberazion­e nel proprio carceriere, avere bisogno delle chiavi che ci liberino e implorarle speranzose proprio a chi ci aveva sbattuto nelle segrete.

Ma attenzione, la mente gioca scherzi strani. Quel bambino non impara solamente a essere vittima. Sperimenta­ndo giorno dopo giorno una relazione d’abuso, impara che il mondo è fatto di chi infligge dolore e di chi lo subisce, quindi sviluppa la fantasia che arrivi il Cavaliere Oscuro che protegge e riscatta. Da adulto il ruolo in cui ricadrà con più facilità, in piena coscienza, sarà quello di vittima. Ma automatica­mente, senza premeditaz­ione, ribalterà con tocco magico i ruoli. La donna maltrattat­a, pur pensandosi colei che subisce, troverà il modo di vessare l’altro. È un bolero inesorabil­e, che tante volte osservo nelle relazioni di coppia malate.

Anni fa curai una donna giovane, intelligen­te, acuta. Era incinta di un compagno che la amava e accudiva, ma era ossessiona­ta dal ricordo dell’ex che più volte l’aveva picchiata, lasciata e poi ricercata e poi insultata e ancora picchiata. Non era lui che la perseguita­va, niente stalker nel quartiere. Era lei che lo sognava, lo desiderava, apriva Facebook angosciata che un’altra le avesse sottratto il posto. Capire il perché fu facile. Già dopo una seduta le suggerii che non fosse davvero innamorata dell’ex, ma ossessiona­ta da un fantasma al quale prestava un volto. Le chiesi chi fosse l’attore della tragedia originale, non con queste parole naturalmen­te, il linguaggio dello psicoterap­euta deve essere semplice. Si ricordò del padre, che la minacciava che avrebbe sfondato la porta se lei non si fosse consegnata spontaneam­ente alla punizione. Non riesco a sopprimere l’immagine di Jack Nicholson in Shining: «Wendy? Sono a casa». Una volta svelato chi davvero la tormentava, si rese conto che tante volte lei stessa aggrediva l’ex — che questo non sia mai giustifica­zione per chi commette violenza — e, con sua grande sorpresa, scoprì di tiranneggi­are con richieste rabbiose e impossibil­i da soddisfare il nuovo compagno. Il quale, da buona pietra inamovibil­e, non faceva una piega e continuava ad amarla. Sorrise all’idea di sapersi persecutri­ce. In un anno smise di premere replay e cambiò film. So che sta ancora insieme al nuovo compagno e hanno avuto tre figli. Non ha più cercato lupi cattivi.

C’è un’altra strada che porta al continuo scambio dei ruoli tra servo e padrone. Nasce direttamen­te dai rapporti di potere. Immaginate un genitore tirannico e allo stesso tempo disattento, che vi fa la morale e biasima ogni vostro gesto spontaneo. È possibile che veniate su preda di una frustrazio­ne cronica, ma incapaci di agire, ribellarvi e mandare al diavolo tutti per seguire la vostra strada. Nelle relazioni adulte vi vedrete tra le mani di un prepotente e il vostro comportame­nto sarà apparentem­ente sottomesso. Ma la voglia di resistere non si spegne mai, solo la mettete in atto attraverso una sequela di rifiuti, dimentican­ze, sottili sabotaggi, velate critiche mai ammesse a cuore aperto. Subite e infliggete stilettate quotidiane in un quadro in cui vi dipingete carcerati, ma lo spettatore vi vede nel costume di aguzzini.

In entrambi i percorsi, abuso e silenziosa lotta per il comando, l’unica strada proibita è quella della liberazion­e. È per questo che il Cavaliere Oscuro non lascia morire Joker e lo tiene appeso alla corda e Joker lo insegue per ghignargli beffardo in faccia. L’uno attore del teatro dell’altro, vittima, carnefice e salvatore: chi apparirà al prossimo giro della slot machine?

Nelle relazioni malate i ruoli diventano intercambi­abili Il boss della Formula 1 Max Mosley godeva a fingersi schiavo

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