Corriere della Sera - La Lettura
Un’altra trama per le fiabe. E per la vita
Ne l l a ve r s i o n e o r i g i n a l e d i Hans Christian Andersen il soldatino di stagno, protagonista dell’omonima fiaba, rimane sempre sull’attenti, fedele al suo ruolo, mentre precipita dalla finestra o sopravvive nella pancia del pesce che lo ha ingoiato. Quasi due secoli dopo marciare nella cameretta dei bambini è diventata una condanna. Vorrebbe danzare, meglio ancora se stretto alla sua ballerina di carta. E ci riuscirà: perché non morirà nel fuoco, vittima dell’invidia del perfido pupazzo a molla, come accade nella trama tradizionale, ma verrà salvato dai pompieri e curato dalla ballerina, fino a sposarla a passo di valzer, andando incontro a un destino di volteggi tra gli altri giocattoli.
Una storia può andare diversamente da come ci si aspettava, se solo cambia anche un ingrediente o un punto di vista, nelle fiabe ma pure nella vita. La pensano così, sicuri che questa possibilità sia data a tutti, i volontari di «Quelli del Sabato», un appassionato gruppo nato nel 1992 a Bellinzago Novarese (Novara) per offrire ai ragazzi diversamente abili della zona occasioni di svago e di incontro. Numerose negli anni le iniziative, oltre al cinema, il bowling e le altre attività ludiche organizzate, appunto, di sabato pomeriggio quando i volontari sono liberi. «Ci siamo resi conto che era importante aiutare i ragazzi nella loro autonomia e nell’inserimento sociale — spiega Ilaria Miglio, 40 anni, volontaria da venti — soprattutto dopo che, dal 2007-8, in molti sono rimasti a casa dal lavoro. Con la crisi sono stati tra i primi a subire i tagli e nella loro situazione, se non stimolati, rischiano di regredire in fretta». Ecco allora il nuovo progetto: C’era una svolta, un libro in cui diciotto fiabe classiche vengono reinventate dai ragazzi del Sabato.
«Prima — racconta Miglio — hanno letto le storie, una per ciascuno. Poi, guidati dall’autore e attore teatrale Francesco Baldi, le hanno rielaborate. A questo punto abbiamo iniziato a cercare scrittori che aiutassero gli aspiranti narratori a mettere nero su bianco la loro fantasia». La nuova versione del Soldatino di stagno, ad esempio, porta la doppia firma di Eduardo Savarese, finalista nel 2010 al premio Italo Calvino, e di Ilaria Rossi, ra- gazza con la sindrome di Down, appassionata di storie d’amore (ma solo a lieto fine).
«Facciamo che invece...» è la formula magica dell’operazione, in cui la creatività vince sulla logica e ogni soluzione è legittima, permettendo di mettere in campo abilità spesso nascoste. E così accade che Cappuccetto rosso sia una piccola teppista che mangia Nonna Lupa. Che Cenerentola conquisti un principe dagli occhi incrociati, il naso storto e una barba tanto lunga da sommergere la stessa dama. Che la principessa voglia scappare con l’astuto gatto con gli stivali piuttosto che sposarne il ricco padrone. O che il principe de La bella e la bestia preferisca alla fanciulla leggiadra le due sorelle poco avvenenti. Le chiamavano «le Brutte», racconta la nuova fiaba, ma alla fine vivranno nel castello, torneranno a essere Anna e Giulietta, e «si chiameranno più volte al giorno, così, anche senza un motivo, solo per il piacere di sentir pronunciare il proprio nome da qualcuno che ci accetta per come siamo».
C’era una svolta, infatti, è un delicato e prezioso osservatorio sulla diversità, la sua accettazione e il suo valore, imprezio- sito dalle illustrazioni di Hikimi (nome d’arte di Roberto Blefari che, come gli scrittori, ha lavorato gratuitamente). Giocate sul costante confronto con la fonte originaria — sempre dichiarata: dai fratelli Grimm a Charles Perrault ad Andersen — le storie fanno sorridere, commuovere, riflettere. E parlano a tutti, visto che le trame da cui si parte sono grandi classici, forse più noti oggi agli adulti che agli stessi bambini. Il volume, in cerca d’editore, è stato autofinanziato e stampato in mille copie dall’associazione di Bellinzago, che ne ha curato anche la grafica e l’impaginazione. Per ora lo si può avere scrivendo una email a: quellidelsabato@yahoo.it.
L’esperienza ha arricchito i ragazzi ma pure i volontari. «Quello che più mi colpisce — testimonia Ilaria Miglio — è la loro autenticità, l’essere sempre senza filtri e senza pregiudizi». Ecco perché C’era una svolta porta anche un messaggio di libertà. La libertà di essere diversi ma anche, semplicemente, se stessi. Come fa il soldatino di stagno, che abbandona la divisa e i commilitoni per diventare un ballerino. Cambiando il finale.