Corriere della Sera - La Lettura

IL RITIRO DI FILIPPO E LE NOZZE DI PIPPA: LA FAMIGLIA REALE ULTIMA CELEBRITY

- Di ENRICA RODDOLO

«Aprincely marriage is the brilliant edition of a universal fact...». In altre parole, nozze principesc­he catalizzan­o l’attenzione del pubblico, della gente. Ecco spiegato, con le parole di Walter Bagehot — il costituzio­nalista britannico che nell’Ottocento scrisse The English Constituti­on — perché le nozze di Pippa Middleton, sorella della futura regina, abbiano scatenato tanta curiosità. E perché i Royal weddings continuino a suscitare tanta passione.

E non solo i fiori d’arancio, i Reali seducono e tengono banco nel dibattito d’attualità: sono loro le ultime icone. Le uniche — rispetto a rockstar, top model e divi — riuscite a non «bruciarsi» nel giro di qualche stagione. Persino l’addio alla scena pubblica del principe Filippo ha acceso i riflettori. E che dire dei principini di Londra (George e Charlotte, figli di William e Kate) come di Monaco (Jacques e Gabriella, figli di Alberto e Charlène)? Ogni foto, curiosità, genera attenzione. Per Bagehot, nulla di sorprenden­te, «a Royal family sweetens politics». Non solo «addolcisce» il grigiore della vita pubblica, ma il successo dei reali si spiega anche con il fatto che si tratta di «a family on the throne» . E come tutti gli affari di famiglia, anche quelli Royal destano curiosità. Tanto che una delle rare campagne del «Guardian», potente quotidiano laburista, concluse con un nulla di fatto, è stata quella del 2000 per appoggiare l’addio alla monarchia. La regina, insomma, per gli inglesi non si tocca. E per i suoi 91 anni scoccati il 21 aprile ma che saranno festeggiat­i a metà giugno, gli auguri sono fioccati da ogni dove.

Anche lo storico Niall Ferguson, che aveva esplorato i legami della monarchia con la corsa coloniale britannica nel saggio Impero (pubblicato in Italia da Mondadori), non ha dubbi: «Nessuno, se non pochi diehard Jacobites, mette in dubbio la legittimit­à dei Windsor». Con buona pace delle dinamiche di succession­e che in una società meritocrat­ica (almeno nelle intenzioni) suonano anacronist­iche.

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