Corriere della Sera - La Lettura
Amalfi, per prima, sfidò l’orizzonte
Col Millennio le acque smisero di spaventare. E la gente della Penisola si attrezzò con intraprendenza
«L’ alba porta sul mare oscuro il sole, poi valica il colle: guarda, le tenebre si rischiarano». Chi di noi medievisti non si è lasciato commuovere da questi versi del X secolo. Belli, come è bella l’emozione che esprimono, di una rinascita. Al centro dei quali c’è il mare che, da oscuro, d’un tratto si illumina.
Fu pressappoco in tal modo che accadde. Per l’Occidente dopo il Mille il mare si rischiara. Quale mare? Il mare-di-mezzo, il Mediterraneo. Che a lungo, per l’Europa, prima del passaggio di millennio, era stato proprio così: scuro. Impenetrabile. Pericoloso. Poi, qualcosa scatta. Non fu, naturalmente, un processo immediato. Ma lento, secolare: con guizzi, incertezze, verifiche, successi, fiaschi, trionfi.
Questo ritorno al mare comincia sulle coste italiane, dove c’è chi guarda al Mediterraneo con altri occhi. Essi intuiscono che questo orizzonte non è un muro invalicabile ma, pian piano, si trasforma in opportunità, in risorsa. Gente che non viene fuori dal nulla. Siamo o non siamo nell’epoca dei nani che crescono sulle spalle dei giganti? E i giganti ce li hanno davanti: i padroni del Mediterraneo, i Bizantini e, soprattutto, gli uomini della grande economia globale del tempo, i Musulmani. Sono loro che lo governano. Che ne dominano rotte e scali. Che dai loro porti, come Palermo, muovono merci in quantità tale che in Occidente neppure si immagina. Spezie, oro, sete, schiavi, armi: in un’estensione che andava dall’India alle coste della Spagna.
E la gente della nostra Penisola, i nostri mestieranti del mare, con un piede nella vigna e uno sulla barca, che cosa fanno? Guardano i giganti e imparano. Assorbono tutto e lo rielaborano, con un surplus di pratiche, innovazione e intraprendenza. E, come parassiti, si lanciano all’assalto di questo enorme corpaccione che è il mercato mediterraneo musulmano. Ci provano gli Amalfitani. Che riescono a muoversi con vivacità in questo spazio perché sono i primi, quando in Italia nessuno si è ancora mosso. E con loro altra gente del Tirreno: di Napoli, di Gaeta, di Salerno. Poi l’onda muta direzione e si sposta, sempre lungo il Tirreno, verso nord. Dove trova gente più agguerrita. Meglio organizzata. Con altro know how. Di Pisa e di Genova. Mentre, intanto, sull’Adriatico, laddove c’era una volta una cittadina fatta di acqua e di fuggiaschi, sta crescendo la capitale del nuovo commercio internazionale, Venezia.
Che cosa contraddistingue la gente di queste città? Di concepire il mare come risorsa imprescindibile. All’inizio, questa scelta gliela impone la natura. Pensate a Genova: l’immediato aspro rilievo lasciava a chi lo abitava solo una esangue striscia di terra, difficile da vivere, coltivare, modificare, conservare. Per Venezia le difficoltà erano anche peggiori, in una realtà in cui l’adattabilità la faceva da padrona; capace di creare quel groviglio straordinario di palafitte, calli, ponti, barche in cui l’unico ambiente possibile di vita era la Laguna.
Tutti insieme (chi più, chi meno; chi meglio, chi peggio), Amalfitani, Pisani, Genovesi e Veneziani si lanciano all’avventura. Alla ricerca di chance che a casa loro non hanno. E ormai definiscono una prospettiva, del tutto rivoluzionaria, che è marittima e non terrestre. Con una strada da praticare: il commercio. E cominciano a solcare il mare. Trasportando carichi. Bordeggiando. Toccando le mete più semplici. Ma anche quelle più lontane. Ardite. Difficili. Alla ricerca di mercati non battuti da altri. Gente di coraggio estremo. Spesso d’immaginazione straordinaria. Tanti, a partire dall’XI secolo; con duecento anni eroici, fino al Trecento. Vissuti da personaggi veri e propri modelli di intraprendenza: dagli amalfitani Comite Maurone fino all’ammiraglio Benedetto Zaccaria, passando per una miriade di altri, fortunati o sfortunatissimi, come i fratelli Vivaldi, che, duecento anni prima di un altro genovese, Cristoforo Colombo, misero in esecuzione, senza riuscirci, il progetto di trovare una via atlantica per le Indie. Un mondo di sognatori. Individualisti e patrioti. Intraprendenti e coraggiosi. Scaltri e bellicosi. Violenti e affaristi. Alla fine, gli uomini di un nuovo Mediterraneo.