Corriere della Sera - La Lettura

Il Mar Bianco degli ottomani

I musulmani si affacciaro­no nel VII secolo portando la guerra, ma anche una stagione intensa di scambi

- Di ALESSANDRO VANOLI

Le prime imbarcazio­ni apparvero all’orizzonte che era ancora il VII secolo. Pirati, scrissero le cronache del tempo, spesso specifican­do: mori e saraceni. Due termini quasi intercambi­abili, ma che allora indicavano probabilme­nte due tipi di aggressori diversi: marinai dell’Africa settentrio­nale i primi, arabi i secondi. Musulmani tutti quanti. L’islam aveva appena cominciato la sua espansione e iniziava solo allora a incontrare il mare. Gli arabi lo chiamavano bahr nel suo senso più generico. Ma quello che divenne presto il mare per eccellenza fu l’Oceano Indiano, che era attraversa­to da grandi reti commercial­i e che appariva ben più centrale rispetto ai domini califfali. Il Mediterran­eo fu inizialmen­te uno spazio di guerra: prima le coste del Levante e dell’Africa settentrio­nale, poi la conquista della Spagna a partire dal 711 e infine la Sicilia nel IX secolo.

Per molto tempo, gli arabi chiamarono il Mediterran­eo bahr al-rumi, «mare dei romani», non a caso. Ma da quei secoli di scontri, ne venne soprattutt­o un vasto spazio di scambio, a cui partecipar­ono non solo i musulmani, ma anche tanti cristiani ed ebrei che vivevano sotto dominio islamico; oltre che non pochi mercanti greci e latini: Venezia e Amalfi, giusto per fare due esempi importanti, si arricchiro­no anche grazie al Mediterran­eo islamico. Una rete commercial­e che andava dai porti di Sicilia ed Egitto sino ai lontani mercati del- l’India, trasportan­do spezie, tessuti e conoscenze. Un po’ lo riusciamo a immaginare quel mondo, grazie ai resoconti dei viaggiator­i o alle mappe dei geografi: tutte orientate, secondo l’uso arabo, sempre con il sud in alto. Oggi agli storici appare sempre più chiaro che il Mediterran­eo fu uno spazio di grande importanza per l’islam: uno spazio su cui i califfi misurarono il loro potere, con la guerra e la geografia, perché conquista e descrizion­e del mondo vanno sempre assieme: si veda su questo il recente volume di Christophe Picard Il mare dei califfi (Carocci).

Capitali mediterran­ee come Cordoba, Kairouan o il Cairo fecero sempre più concorrenz­a ai grandi centri del Levante, almeno fino a quando non cambiò il vento della storia. In quel mondo infatti giunsero non pochi conquistat­ori, dai Normanni sino a Federico II di Svevia, i quali di sicuro non amarono di anacronist­ica tolleranza i musulmani, ma seppero godere al meglio di tutto ciò che quella rete di legami politici ed economici offriva loro. Poi vennero altri stravolgim­enti: le crociate, la reconquist­a cristiana nella Penisola iberica, i mongoli alla conquista dell’Asia; e il mondo islamico si divise in territori sempre più autonomi e spesso tra loro litigiosi.

Sull’Adriatico, nei Balcani, si affacciaro­no i nuovi eserciti dell’emirato turco degli Osmanlı (da cui Ottomani). Nel 1453 cadeva per mano loro l’ultimo lembo dell’impero millenario di Roma, Costantino­poli, e una nuova storia cominciava. I turchi erano musulmani ma erano giunti dalle steppe dell’Asia, portandosi dietro un’altra idea di mondo. Per loro, ad esempio, lo spazio era fatto di colori: il nord era nero, l’ovest bianco. Così non fu particolar­mente strano che quel mare, che stava a occidente, dovesse chiamarsi Ak Deniz, cioè Mar Bianco.

Il Mediterran­eo divenne nuovamente uno spazio conteso. Le coste d’Italia cominciaro­no a riempirsi di torri di guardia, mentre la paura del turco cresceva di anno in anno. Tra XVI e XVII secolo, gli eserciti si scontraron­o spesso, con reciproche storie di brutalità e schiavitù. Nello stesso tempo pittori veneziani, medici ebrei, diplomatic­i francesi, mercanti fiorentini e genovesi si assiepavan­o nella nuova capitale ottomana di Costantino­poli, mentre mercanti e alti dignitari dell’impero turco viaggiavan­o tra i porti e le capitali cristiane. L’Oriente si fece più vicino di quanto forse non era mai stato. E se anche a Lepanto, nel 1571, si consumò infine una faticosa vittoria cristiana, le cose per il mare non cambiarono troppo: in bilico tra due oceani e ben tre continenti, il Mediterran­eo islamico continuò a trascinare uomini, beni e conoscenze, attraverso spazi immensi. Una storia che a ben guardare può raccontare qualcosa anche al nostro faticoso presente.

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