Corriere della Sera - La Lettura

Turisti di tutto il mondo riunitevi in Spagna

Il Paese più attrattivo Il turismo risorsa chiave per una terra che piace a ragazzi e anziani

- Di ELISABETTA ROSASPINA

Perché il turista, a Valencia, non si sente un pollo da spennare come a Venezia. Perché a Madrid può muoversi ovunque coni mezzi pubblici, mentre a Roma difficilme­nte può fare a meno dei taxi. Perché a Lloret de Mar o a Benidorm può fare bisboccia tutta la notte, senza rischiare una denuncia per schiamazzi, come nella pur godereccia Riccione. Perché a Barcellona può nutrirsi di tapas, 24 ore su 24, senza mai mettere piede in un ristorante. Perché a Ibiza o a Formentera non ha nemmeno bisogno di masticare un po’ di spagnolo, tanto parlano tutti italiano; e, a Bilbao, il solo Guggenheim vale già il viaggio. Ecco perché arrivano a frotte, i turisti.

Perché in Spagna c’è un’espression­e come barra libre, che la dice tutta: non solo e non tanto che alla «fiesta» si beve gratis, quanto che si possono finalmente mollare i freni, perché i primi ti- ratardi ad amare libertà e baldoria sono proprio i padroni di casa. Vivere, divertirsi, spostarsi, sistemarsi è facile e accessibil­e quasi a tutti. Certo, non tutto è permesso, ma molto è tollerato. Il problema, piuttosto, è che a qualcuno non basta mai. Così ampie zone della Costa Blanca, della Costa Brava, della Catalogna o delle Baleari sono diventate, si sa, vittime del loro successo e di una movida esasperata. E così la sindaca di Barcellona, Ada Colau, ha gridato Ja n’hi ha prou!, versione locale dell’enough is enough di Theresa May, contro la satu- razione della città di Gaudí, guadagnand­osi l’inedita accusa di «turismofob­ia». Ma per tre generazion­i di europei, la Catalogna è stata spesso il teatro dell’estate dell’emancipazi­one e, non a caso, è diventata la regina dell’Erasmus.

Ovviamente un’industria che genera 125 miliardi di euro l’anno, l’11,2% del Pil, e che soltanto nel 2016 ha prodotto 80.688 nuovi posti di lavoro non può essere considerat­a dal governo spagnolo come un gigantesco luna park per tutte le età: il turismo è uno dei settori economici presi maggiormen­te sul se- rio dall’amministra­zione, nella consapevol­ezza che playa y sol funzionano sempre ma non bastano. Occorre attrarre viaggiator­i esigenti e acculturat­i, affascinan­doli con l’eleganza dei paradores, il mistero dei monasteri dell’Estramadur­a, culla di una dozzina di conquistad­ores, come Hernán Cortés e Francisco Pizarro; l’intensità del Cammino di Santiago, le riserve naturali della Cantabria e delle Asturie. Oltre al triangolo d’oro dei musei madrileni (Prado, Reina Sofia, Thyssen-Bornemisza), i richiami hemingwaya­ni della

festa di San Firmin, a Pamplona, le vestigia moresche di Siviglia, Granada e Cordova. Che, per inciso, dalla capitale, si raggiunge in un’ora e 40 di treno ad alta velocità.

Con il Plan del Turismo Español Ho

rizonte 2020, Madrid si propone di mantenere il comando del settore, approfitta­ndo anche della «tormenta virtuosa» che ha portato nella penisola, l’anno scorso, 75 milioni di turisti stranieri, molti dei quali impauriti dagli attentati in Turchia, in Tunisia o in Egitto. Tredici anni dopo la strage alla stazione di Atocha, la Spagna è percepita come una meta sicura, senza che la sicurezza sia ostentata o soffocante. E declina l’avverbio friendly per tutte le occasioni: gay, donne sole, famiglie. E pensionati: l’assistenza sanitaria, tra le migliori del mondo, infonde tranquilli­tà ai turisti «seniores» che, non di rado, finiscono per stabilirsi.

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