Corriere della Sera - La Lettura
Così Ermanno Olmi ha salvato l’umile abbecedario di Tolstoj
Racconti scritti da tante mani. Quelle senza futuro dei figli dei muzik, i contadini analfabeti della Grande madre Russia, e quelle di Lev Tolstoj. «Chi deve imparare a scrivere: i ragazzi di campagna da noi, o noi dai ragazzi di campagna?». ll libro meno conosciuto del genio — che a un certo punto come un clandestino scappò dalla sua vita — è una raccolta di favole di cui raramente si sa. Sono storie di animali, di natura e di soldati in cui l’ultimo Tolstoj, quello votato alla pedagogia, mise (parole sue) «tutta l’anima». Per i lettori italiani i Quattro libri di lettura sono tornati visibili nel 2013, con l’edizione curata da Isbn, illustrata da Alice Beniero e arricchita da una prefazione di Ermanno Olmi, traduzione di Agostino Villa. «Di questo libro — scrive il regista dell’Albero degli zoccoli — non sapevo nulla. Anche per me, come per la maggior parte delle persone, nominare Tolstoj voleva dire pensare a Guerra e
pace...» . Lo studio per un film sullo scrittore (mai realizzato) rivela a Olmi l’abbecedario per nulla famoso. Diventerà la lettura serale per i suoi figli, innamorati del mastino Bulka, il cane più coraggioso e leale. La luce accesa da Isbn dura poco: nel 2015 la casa editrice fallisce. Per Amazon, tuttora, il volume dei
Quattro libri di lettura esiste ma non è disponibile. L’ennesima clandestinità, però, non uccide le storie della steppa. Anzi. Olmi, qualche mese fa, rileva il magazzino del libro e mette in moto una catena di solidarietà, che torna proprio verso Est, sostenendo un orfanatrofio. Così, ancora una volta, il libro di Lev e dei piccoli muzik farà vivere e sognare qualcuno.