Corriere della Sera - La Lettura
L’ho incontrato da ragazzino: ancora oggi un contemporaneo
Il mio primo incontro con Luigi Pirandello è avvenuto da ragazzino. Sono nato a Catania, in un quartiere popolare. Ero molto curioso, così fui colpito da un manifesto del Centro universitario teatrale, il Cut, che credo non esista più. Frequentai il seminario. Al saggio finale era presente Mario Giusti, che sarebbe diventato direttore del Teatro Stabile di Catania. Di lì a qualche settimana mi chiese di interpretare uno dei tenentini di Questa sera si recita a soggetto, che avrebbe aperto la prima stagione del teatro. Sono rimasto allo Stabile, ho partecipato a numerose altre rappresentazioni di Pirandello. Poi, nella seconda metà degli anni zero del Duemila, è arrivato il progetto con il teatro Eliseo di Roma, nell’ambito del quale sono stato il professor Paolino de L’uomo, la bestia, la virtù e Angelo Baldovino de Il piacere dell’onestà.
Sono un attore da 54 anni, oggi ne ho 71. Ogni personaggio è un viaggio ma di sicuro con Pirandello ci si interroga molto. La sua ironia, la cattiveria, il dito sempre puntato. Pirandello vuole la verità. E allora anche l’interpretazione deve essere di qualità e piena di ritmo, bisogna restituire il ragionamento che non fa sconti, la complessità del linguaggio in un modo che sia logico per il pubblico, senza mettersi sul piedistallo ma recitando con e verso gli spettatori. Tanto più che Pirandello stesso è convinto che ognuno abbia la sua verità, che ci sia un’inevitabile incomunicabilità. Dunque anche quello che si trasmette al pubblico ogni volta va rivisto. Il valore aggiunto è che Pirandello è ancora contemporaneo. Non solo la maschera dietro cui non c’è nulla ma solo ciò che vi si vuol vedere, ma anche l’ipocrisia sociale, la famiglia ritratta in modo così graffiante, sono temi universali e funzionano anche oggi.