Corriere della Sera - La Lettura
Plinio vedeva il sole di notte per colpa delle onde di gravità
La luminescenza notturna (o airglow) è citata da diverse fonti (per esempio Plinio il Vecchio), ma finora non era mai stata pienamente spiegata sotto il profilo scientifico. Ora la lacuna è stata colmata da uno studio di Gordon Shepherd e Youngmin Cho, della York University di Toronto, su «Geophysical Research Letters», grazie ai dati dell’interferometro WindII a bordo del satellite per le ricerche nell’alta atmosfera Uars. Ai nostri giorni la luminescenza notturna, a causa dell’inquinamento luminoso, non si può osservare a occhio nudo se non in località isolate, con scarsa illuminazione artificiale e in notti senza luna: i posti dove vengono piazzati i grandi telescopi, per i quali l’airglow può essere un problema. Plinio parlava di «sole notturno che faceva sembrare la notte come se fosse giorno». La luminescenza notturna è dovuta alla radiazione solare che agisce sulle molecole di ossigeno nell’alta atmosfera separandone i singoli atomi. Quando questi si ricombinano, tornando alla forma molecolare, emettono l’eccesso di energia tramite fotoni con lunghezza d’onda nel verde. Ma non è abbastanza per rendere il fenomeno osservabile a occhio nudo. Shepherd e Cho hanno scoperto che sono le onde di gravità nell’alta atmosfera (dovute a venti e temperatura) a renderlo visibile. Quando le onde convergono, creano un picco di luce amplificando la luminescenza in determinati punti. Solo grazie a questi picchi l’airglow diventa effettivamente visibile. Secondo i due scienziati, la luminescenza notturna avviene nel 7% delle notti da qualche parte sulla Terra. «In uno specifico punto capita però non più di una volta all’anno». Il problema è trovarsi nel punto giusto al momento giusto.