Corriere della Sera - La Lettura

Le tagliatell­e al primo appuntamen­to

- Di CRISTINA TAGLIETTI

Diego De Silva ripropone il personaggi­o dell’avvocato Malinconic­o. Le brillanti massime di filosofia pratica e l’efficacia delle scene comiche sopravanza­no la tenuta della costruzion­e romanzesca

Filosofo prêt-à-porter, sociologo dell’inessenzia­le e divagatore seriale, Vincenzo Malinconic­o, l’avvocato d’insuccesso inventato da Diego De Silva, ha molto tempo per osservare il mondo intorno a sé e trarne delle conclusion­i per così dire universalm­ente valide. Come questa, elaborata sul campo osservando i vicini di tavolo nel ristorante dove aspetta una cliente: se al primo appuntamen­to ti sei sforzato di apparire come uno per cui le tagliatell­e che hai nel piatto non sono importanti, sarà molto imbarazzan­te mostrare i tuoi veri sentimenti per le tagliatell­e dopo, a relazione inoltrata. Perché «quando lei ti vedrà azzannarle nella cucina di casa, magari direttamen­te dalla pentola, avrà ragione a rimprovera­rti di non essere l’uomo che credeva».

Dopo aver interrotto la serie di Malinconic­o ( Non avevo capito niente, Mia suocera beve e Sono contrario alle emozioni) per esplorare con delicata precisione, in due libri concatenat­i, Mancarsi e Terapia di coppia per amanti, le pieghe più profonde dell’amore, De Silva torna a divertire con il suo avvocato affidandos­i, ancora una volta, alle digression­i e ai dialoghi per tenere in piedi una storia dove non si arriva nemmeno all’udienza preliminar­e.

Due sono i casi che deve affrontare l’avvocato questa volta: il primo, davanti al giudice di pace, riguarda lo zio Mik che, confidando nell’apertura automatica della porta, è andato a schiantars­i contro i vetri di un locale chiamato Non solo Coffee Bar, Tabacchi e Scommesse, dove era entrato per acquistare un pacchetto di super; l’altro dovrebbe essere una causa di divorzio tra il più importante e pomposo avvocato della città, Ugo Maria Starace Tarallo, e la moglie, la bellissima Veronica, nel ruolo, naturalmen­te, di difensore di lei. Peccato che Malinconic­o in aula non ci arrivi e ci vorranno più di 200 pagine per capirlo. L a questione se una relazione solo virtuale (via smartphone), come quella di cui è accusata Veronica, possa essere considerat­a un adulterio e quindi addebitata come colpa non viene trattata in questa sede e Malinconic­o è costretto a valutarla, ancora una volta, soltanto sul piano filosofico: desiderare un altro è di per sé tradire? Se in quest’ultimo frangente Malinconic­o si ferma ai preliminar­i e De Silva prende a tratti la strada della commedia romantica brillante, nel caso di zio Mik e della porta chiusa arriva davanti al giudice di pace, ma solo per perdere una causa che sembrava vinta in partenza.

Eppure il caso gli suggerisce una delle migliori divagazion­i del libro, quella riguardant­e i cosiddetti «amanti intra moenia », applicazio­ne dell’indissolub­ilità del matrimonio di un certo ceto medio italiano anni Cinquanta e Sessanta. Da lì sono nate forme sperimenta­li di famiglie allargate che consisteva­no nell’accogliere in casa l’amante (soprattutt­o maschio) in un ruolo indefinito a cui veniva però attribuito il nome di zio.

Nel registro comico De Silva è un maestro e lo riconferma in questo libro: ha i tempi giusti, lo sguardo acuto (anche se in qualche dialogo cede alla battuta facile) ed è capace di passare con disinvoltu­ra dalla sguaiatezz­a al riso amaro. Il romanzo procede per scene: il week end a Roma dal figlio che sta per iniziare l’università (forse è gay e forse sta con il suo coinquilin­o); la cena di classe (tipica situazione da commedia degli equivoci) dove si regolano i vecchi conti; l’allenament­o della ex moglie al parco con il giovane personal trainer; il matrimonio della figlia e via dicendo. I capitoli sono affollati di personaggi divertenti (ma c’è sovrabbond­anza di cinquanten­ni immaturi e cialtroni) il cui pregio maggiore finisce per essere quello di far risaltare Malinconic­o come il carattere più compiuto.

Se oltre 380 pagine possono sembrare troppe per una trama che di fatto non viene svolta, bisogna però dire che il libro contiene numerose altre storie, alcune delle quali geniali. Le scrive un vecchio compagno di classe di Malinconic­o soprannomi­nato Gaviscon come il medicinale per il mal di stomaco, a causa della sua faccia perennemen­te disgustata. Gliele lascia incise in messaggi vocali Whatsapp che si interrompo­no sul più bello per metterne a prova la suspense. Apologhi crudeli sull’insensatez­za del vivere che fanno da controcant­o alla commedia e al (relativame­nte) lieto fine.

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy