Corriere della Sera - La Lettura
Tre amiche meno una, amarcord pugliese
Destini amari tra gli anni Ottanta e il presente per Simona Castiglione
Quello di Simona Castiglione è un caso editoriale al contrario. Autrice valida, dotata di un buon controllo della lingua, dello stile e delle strutture narrative, ha esordito nel 2010 con una raccolta di racconti, La mente e le rose, pubblicata da Transeuropa, approdo già indicativo di un valore letterario riconosciuto. Ha poi pubblicato vari racconti in antologie, distinguendosi per una certa raffinata crudeltà nella rappresentazione di vite borghesi rapaci e senza speranza di redenzione, come nel testo Libertà provvisoria ospitato nell’antologia Storie di martiri, ruffiani e giocatori. Il suo primo romanzo, Sottobosco (2014), non ha incontrato un editore con l’ampia capacità di distribuzione e promozione che il libro meritava; tuttavia, centrando un tema nevralgico per la nostra società, come quello del rapporto e della comunanza tra donne italiane e donne immigrate, con Sottobosco (pubblicato in due lingue dall’editore italo-rumeno Ratio et Revelatio) Simona Castiglione è riuscita comunque a suscitare interesse e curiosità, anche tra molte donne rumene e moldave emigrate in Italia.
Edito ancora una volta fuori dal circuito delle cosiddette major, il nuovo libro di Simona Castiglio- ne, L’età del ferro (Morellini), mette in luce nella scrittura dell’autrice catanese una certa tendenza alla semplificazione stilistica e narrativa, forse determinata dal desiderio di raggiungere un pubblico più ampio, che comunque non avrebbe trovato ostacoli a recepire anche i precedenti racconti della Castiglione, sempre accessibili e piani, oltre che formalmente curati.
Sottobosco indagava la condizione interiore della donna adulta nell’età delle responsabilità subìte più che scelte; L’età del ferro invece mette a confronto le figure di tre adolescenti con la proiezione delle loro vite da adul- te. Confronto stridente fin da subito perché, se delle tre inseparabili amiche del liceo due possono rincontrarsi 25 anni dopo è solo per tornare a riflettere e a indagare sulla morte della terza, Mariarosa, portata via dall’eroina, o forse uccisa, negli anni Ottanta a Bari. Barbara nel frattempo è andata a vivere a Milano: sperava di diventare medico ma si ritrova a essere ancora infermiera nel reparto di geriatria in cui è entrata subito dopo il liceo. Lucrezia invece, con la sua ben conservata bellezza, è stata umiliata da una malattia che l’ha resa cieca e non più autonoma.
Alla rievocazione di una Puglia anni Ottanta, squallida e degradata, in balia della violenza dei maschi, dei traffici e della droga, fanno da contraltare il rigoglio della natura e la contrastata gioia di un’amicizia fra tre piccole donne che, anche se di rado, assaporano la libertà e gli ultimi soffi di un’euforica irresponsabilità. Più che il noir rocambolesco funziona in questo testo un evocativo senso del tempo scavato nella psicologia e nei corpi delle donne, che mette di fronte un passato e un presente che non corrispondono in niente, pur essendo incarnati dalle stesse persone, alle quali non resta, di fronte al tradimento delle speranze, che riesumare i pochi attimi felici dell’adolescenza, vissuti come in sogno.