Corriere della Sera - La Lettura
Ragione e risentimento
Dittico Due scrittrici antillane escono in libreria quasi insieme: Jean Rhys (di cui abbiamo parlato domenica scorsa) e Jamaica Kincaid (che affrontiamo in queste pagine). Le molte differenze e una analogia fondamentale — la libertà di pensiero — inducono
Quasi contemporaneamente Adelphi ha pubblicato un libro di Jean Rhys e uno di Jamaica Kincaid, due scrittrici antillane: la prima nata nel 1890 e morta quasi novantenne, la seconda nata nel 1949. Mi proponevo un confronto tra le due. Ma scrivendo la scorsa domenica di Jean Rhys dicevo come ciò risultasse difficile in uno spazio relativo: troppa differenza tra l’una e l’altra o, peggio, troppe analogie. L’analogia fondamentale è la libertà di pensiero e dunque di espressione: Rhys in Viaggio nel buio racconta di un aborto (siamo nel 1934) come nessun’altra scrittrice coeva e forse neppure successiva ha mai fatto; al pari di Rhys, Kincaid racconta i suoi amori, veri o immaginari, come hanno fatto solo scrittrici che ne avevano so- prattutto l’intenzione. Anche in Kincaid un briciolo di questa intenzione c’è, ma essa ha una fisionomia di medusa, è rivolta all’indietro e come fulminata, non ha altro fine che non sia interno alla storia che sta raccontando.
In quanto alle differenze, ne sottolineerei due: Kincaid è una scrittrice intellettuale, Rhys non lo è; Kincaid calcola, Rhys non calcola nulla e mai. E poi: Rhys ubbidisce unicamente a un sentimento del vero, Kincaid è molto raro che dal vero non si allontani, la sua musa è il risentimento. Ma questa parola, che lasciamo oscillare tra Nietzsche e Edward Said, sembra fissata meglio nell’angoscia dell’influenza di Harold Bloom: «Tutto ciò che costituisce e costruisce il mio libro vuole essere parte di un’unica meditazione sulla melanconia che insorge dal- la disperata insistenza della mente creativa nel desiderio di priorità». In Kincaid tale insistenza non è tuttavia interna solo alla costruzione della propria opera, essa nasce dalla vita, ha nell’autobiografia le sue fondamenta. Bloom chiama «rapporti» le modalità revisionistiche. Sono sei, tutte e sei oltre la letteratura (e in essa), si colgono nei romanzi di Kincaid. Il clinamen è il fraintendimento poetico vero e proprio, il primo imperativo è scartare dalla norma, essere diversi da ciò che si era o è stato. La tessera è il compimento e l’antitesi, c’è una poesiamadre, deve entrare in scena una poesia-figlia. La kenosis è un espediente di rottura, svuotare il precursore quanto più possibile, sì che l’autoriduzione più tarda «risulta meno assoluta di quanto sembri». La demonizza-