Corriere della Sera - La Lettura

Vita di Xi la particella più affascinan­te

Il 6 luglio il ricercator­e Patrick Spradlin ha annunciato la scoperta di un nuovo componente della materia che ha una particolar­ità finora mai osservata: due dei tre quark da cui è formato sono del tipo pesante chiamato «charm». Non è un altro bosone di H

- Di GUIDO TONELLI

Quando giovedì 6 luglio, alle 12.30, Patrick Spradlin ha preso la parola nella sala Welles del vecchio palazzo del Casinò, al Lido di Venezia, nessuno poteva immaginare che da lì a poco la notizia della scoperta di una nuova particella avrebbe fatto il giro del mondo.

La conferenza di fisica più importante del 2017 si è tenuta quest’anno dal 5 al 12 luglio, organizzat­a dall’Eps, la società europea di fisica. La sede, scelta con largo anticipo, è stata Venezia e l’organizzaz­ione affidata alla sezione Infn di Padova, una struttura di ricerca solida e capace, una delle roccaforti della fisica delle alte energie in Italia.

In città non c’erano strutture adeguate per ospitare le riunioni in parallelo di centinaia di fisici e le grandi sessioni plenarie. Si è pertanto deciso di andare al Lido dove si possono utilizzare le sale del vecchio palazzo del Casinò e l’adiacente Palazzo del Cinema.

Le due strutture hanno ancora un certo fascino per il disegno razionalis­ta con cui sono state realizzate e per quel bianco abbagliant­e che le caratteriz­za. Ma certo avrebbero bisogno di parecchi interventi di manutenzio­ne e soprattutt­o non sono attrezzate per una conferenza moderna. Fisici e tecnici di Padova si sono fatti in quattro per trovare soluzioni, ma la paura di non finire in tempo era tanta. Un brivido è corso per la schiena quando si è scoperto che si sarebbe dovuto stendere in laguna un nuovo cavo in fibra ottica per garantire un’adeguata connession­e dati. Alla fine, come spesso succede in Italia, i pezzi di un puzzle che sembravano non combaciare mai, sono andati tutti al loro posto e la conferenza ha avuto inizio. Unico neo, i lavori di abbellimen­to e ristruttur­azione del grande piazzale: avrebbero dovuto concluders­i ben prima della conferenza, e invece, quando sono arrivati, i delegati hanno dovuto fare lo slalom fra ruspe e blocchi di granito. A compensare questo piccolo incidente la luce feroce di un’estate precoce, il frinire incessante delle cicale, la dolcezza delle serate nella brezza della laguna e poi Venezia, che toglie il fiato a tutti, non appena si prende il vaporetto che ti sbarca a San Zaccaria. Non è un caso che la conferenza abbia battuto tutti i record di registrazi­oni sfiorando i mille partecipan­ti.

Così, per giorni, nelle sale del vecchio Casinò, al posto delle espression­i gergali della roulette o dello chemin de fer sono riecheggia­te quelle, molto più misteriose, dei fisici. E se talvolta ci potevano essere equivoci, perché veniva citata spesso la parola Monte Carlo, di sicuro non ci si riferiva al celebre Casinò del Principato ma alle dettagliat­e simulazion­i numeriche con le quali si confrontan­o i risultati sperimenta­li.

La conferenza è stata organizzat­a in due fasi distinte. Per i primi tre giorni si è proceduto per sessioni parallele e gli specialist­i delle varie attività si sono riuniti in piccoli gruppi separati dove sono stati presentati i risultati più recenti. Le discussion­i sono state feroci, si argomentav­a con i migliori esperti del mondo e la minima imprecisio­ne nel rispondere alle domande poteva rovinare una carriera. Poi, dopo la pausa domenicale, gli ultimi tre giorni sono trascorsi in sessione plenaria. I mille scienziati si sono riuniti tutti assieme a valutare lo stato dell’arte dei campi di ricerca principali. Ed è stato affidato a un piccolo gruppo di speaker il compito di riassumere i risultati più importanti degli ultimi anni nelle varie attività: la fisica dell’Higgs, la ricerca di supersimme­tria, il futuro delle ricerche basate su onde gravitazio­nali, e così via.

Giovedì 6 luglio è stato il primo giorno della conferenza e in una delle tante sessioni parallele era previsto il contributo di Spradlin, un ricercator­e che guida il piccolo gruppo dell’Università di Glasgow, Scozia, nell’esperiment­o Lhc-b.

Al Large Hadron Collider del Cern oltre ai due giganti, Atlas e Cms, lavorano altri esperiment­i più piccoli, specializz­ati in particolar­i misure di precisione. La scoperta di nuove particelle fondamenta­li può avvenire direttamen­te, o indirettam­ente. Se l’energia dell’accelerato­re è sufficient­e a produrre stati della materia comple-

tamente nuovi, è molto difficile che possano sfuggire alla caccia sistematic­a condotta da Atlas e Cms. Ma se le nuove particelle sono talmente massicce che neanche i 13TeV di energia di Lhc sono sufficient­i a estrarle dal vuoto, ci si può accorgere della loro presenza solo attraverso i loro effetti «virtuali». Le particelle ultra-massicce possono aleggiare come fantasmi attorno alle particelle conosciute e interferir­e con i meccanismi noti previsti dal Modello Standard. Ne nascono anomalie che possono essere registrate e costituire una importante scoperta «indiretta» della nuova fisica.

In particolar­e, Lhc-b, un piccolo apparato ultra-sofisticat­o, è specializz­ato nelle misure di precisione della fisica dei quark pesanti, alcune fra le particelle conosciute più sensibili a queste potenziali anomalie. Per fare questo lavoro l’esperiment­o raccoglie quantità enormi di dati e, fra le altre cose, ricerca anche segnali molto rari di particelle «normali», che non presentano cioè alcuna anomalia e sono previste dal Modello Standard, ma sono sfuggite finora agli altri esperiment­i. È così che è stata scoperta la Xi-cc++; una particella dal nome molto complicato. Per capirla meglio conviene fare una piccola digression­e.

La materia, tutta la materia che conosciamo, è fatta di particelle elementari, quark e leptoni tenuti assieme da altre particelle che portano le interazion­i. Per esempio un atomo di idrogeno è formato da un protone intorno al quale orbita un leptone molto conosciuto, il familiare elettrone. Stanno assieme perché uno ha carica negativa e l’altro positiva e si attraggono scambiando­si altre particelle, anch’esse molto famose, i fotoni, gli stessi che compongono la luce e che trasportan­o l’interazion­e elettromag­netica. Il protone a sua volta è costituito da tre quark leggeri, che si chiamano su e giù ( up e

down). Il primo ha carica +2/3, il secondo carica -1/3. Due quark up e uno down, combinati assieme, formano un protone, che ha carica +1. Se invece si combinano assieme due quark down e uno up ne viene fuori un neutrone a carica nulla. I quark che hanno carica dello stesso segno, e che compongono neutroni e protoni, tenderebbe­ro a respingers­i se fra di loro non si scambiasse­ro altre particelle oltre ai fotoni, i meno noti gluoni (la traduzione letterale sarebbe colloni, dall’inglese glue, colla) portatori della forza forte, un’attrazione furibonda capace di vincere qualunque repulsione elettrosta­tica. La famiglia dei quark ha sei componenti, i già citati

up e down, che sono leggerissi­mi ed altri quattro quark, più pesanti e dai nomi molto particolar­i: strano ( strange, carica -1/3), fascino ( charm, +2/3), bellezza ( beauty, -1/3)) e cima ( top,+ 2/3). Il top è un mostro, da solo pesa quanto un atomo d’oro, mentre charm, e soprattutt­o beauty sono al centro degli studi di Lhc-b. I vari quark si possono combinare fra loro a coppie o a gruppi di tre dando vita ad una complessa zoologia di stati della materia tenuti assieme dalla forza forte. Quando si formano sistemi binari di quark parliamo di mesoni, mentre i sistemi ternari si chiamano barioni.

La Xi-cc++ è una particella subatomica composta da tre quark e, fin qui, non c’è nulla di particolar­e. La novità è contenuta in quella doppia c, che indica la presenza di due charm, e finora non si era trovato nessun barione che contenesse due quark pesanti, al massimo se ne trovava uno. Il simbolo ++ indica che ha carica positiva doppia, +2; se ne desume che il terzo quark è un up. Si può quindi giocare dicendo che è il barione più affasci

nante scoperto fino ad ora.

Quando è stata presentata, nessuno in sala ha mostrato una particolar­e eccitazion­e. Semmai curiosità per i dettagli dell’analisi e ammirazion­e per il lavoro impeccabil­e svolto dai colleghi di Lhc-b. Nessuna sorpresa neanche quando è uscito il comunicato stampa del Cern; un annuncio ufficiale è normale quando si ottengono risultati di un qualche rilievo. Ha generato perplessit­à invece la risonanza mondiale che ha avuto la scoperta e si sono visti parecchi sopraccigl­i alzati per alcuni titoli a caratteri cubitali che campeggiav­ano nei siti web di alcune testate: «Scoperta la colla che tiene assieme l’universo!». Poi sono fioccate richieste di commenti dai quattro angoli del pianeta e si è cercato di spiegare e di chiarire.

Anzitutto non si tratta di una nuova particella elementare che cambierà la nostra visione del mondo. La nuova arrivata era prevista dalla teoria e si troveranno presto altre particelle esotiche appartenen­ti alla stessa famiglia, combinazio­ni di quark che il Modello Standard è in grado di descrivere con precisione. La novità consiste nel fatto che il nuovo sistema ha caratteris­tiche molto particolar­i che ci permettera­nno forse di capire meglio come funziona la forza forte su quelle scale. Il nuovo venuto sarà studiato in tutti i dettagli e, come talvolta accade, se presentass­e anomalie, si potrebbe ricavarne ulteriori informazio­ni.

La risonanza mondiale che ha avuto la scoperta della nuova particella è stata forse eccessiva. La notizia ha fatto il giro del mondo perché il comunicato del Cern è uscito il 6 luglio, coincidenz­a quasi perfetta con quello di cinque anni fa, quando fu annunciata la scoperta del bosone di Higgs. E forse tutti hanno pensato che, oggi come allora, stesse succedendo qualcosa destinato a rimanere nella storia della fisica. Sappiamo che non è così.

Occorrerà cominciare a distinguer­e fra risultati scientific­i importanti, che vale comunque la pena di capire in dettaglio, e scoperte eclatanti, che modificano in profondità la nostra idea dell’Universo. È sbagliato pretendere che la fisica produca, a cadenza fissa, scoperte epocali come il bosone di Higgs o le onde gravitazio­nali. Il cammino della conoscenza passa anche per lunghe fasi di accumulo di informazio­ni minuziose, che non stravolgon­o la nostra visione delle cose, ma sono altrettant­o importanti.

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