Corriere della Sera - La Lettura
Tre Shakespeare in uno L’amore è cosa da bambini
Roberto Piumini ha riunito alcuni capolavori del Bardo e li ha resi a misura di baby lettori. «Uno dei problemi di oggi è ridare espressività alla parola»
«Se la mia mano offende la tua mano, toccandola, io chiederò perdono, con un mio bacio» dice Romeo. «Non pentirti invano: anche i santi hanno mani, e unite sono in baci di preghiere» replica Giulietta. Lui: «Sia esaudita la mia preghiera: un bacio». Lei: «Ferma lì, statua vivente, allungo le mie dita, e, alla tua preghiera, dico sì».
È il dialogo che nel libro Shakespeare in versi di Roberto Piumini, accompagna l’illustrazione riportata in questa pagina: quando Romeo per la prima volta vede Giulietta e resta incantato; e lei, altrettanto catturata da lui, lo incoraggia allungandogli la mano per ricevere un bacio...
«Non è una traduzione letterale del testo di Shakespeare, ma neppure una versione semplificata: è qualcosa di diverso. Si potrebbe definirla una riduzione poetica, che tiene presenti la trama, le parole e il gioco del teatro» spiega Piumini, 70 anni, scrittore per ra- € gazzi tra i più noti e amati dal pubblico, oltre che poeta e traduttore.
«Ho lavorato come sempre con il testo originale davanti, scegliendo cosa tenere, cosa lasciare e come cambiare. In fatto di metrica e di poesia ho maturato una lunga esperienza — spiega Piumini che ha curato, per Bompiani, le traduzione dei Sonetti del Bardo e del Paradiso perduto di John Milton e di cui è in uscita una versione di Macbeth (Interlinea) —. Così come sono abituato, dopo aver composto moltissime filastrocche, a dare importanza al suono delle parole».
Shakespeare in versi riunisce tre capolavori: Sogno di una notte di mezza estate e Pene d’amor perdute, oltre a Romeo e Giulietta, resi a misura di lettori ragazzini. «Tutto è partito da un’operazione di scrittura per il teatro. Ho giocato a fare il d r a mmaturg o s u i mate r i a l i d i Shakespeare», racconta. E qui sta un aspetto di originalità della raccolta: è pronta all’uso. Vale a dire che è predisposta per essere letta — «magari ad alta voce (è più divertente)» avverte Piumini — pure recitata, declamata, sussurrata; insomma: interpretata. Un «libro-teatro», lo definisce Piumini, testato nelle attività di LabArca, realtà teatrale fondata a Milano da Anna Bonel (quest’ultima firma un’appendice al volume dedicata a figure, mestieri e fondamenti del teatro).
Ma perché leggere Shakespeare fin da piccoli? Due ragioni. Una è: «Per creare una camera di risonanza di magia infantile, qualcosa che servirà poi come rinforzo quando i lettori, una volta cresciuti, ritroveranno un vissuto di emozioni». Sono al riguardo da ricordare anche le riedizioni (per Mondadori e per Rizzoli) dei Racconti da Shakespeare, magistrali riassunti per bambini di opere del Bardo scritti nel XIX secolo da Charles e Mary Ann Lamb. Un’altra ragione ha a che fare con qualcosa che sta molto a cuore a Piumini. «Uno dei problemi di oggi è ridare espressività alla parola, questo può accadere con il teatro, ma anche all’interno di un coro: situazioni che implicano un coinvolgimento emotivo».