Corriere della Sera - La Lettura
La scoperta
Giovedì 6 luglio a Venezia, nel corso della conferenza di fisica più importante del 2017, organizzata dall’Eps, la società europea di fisica, è stata annunciata una nuova particella. Si tratta di Xi-cc++, composta da tre quark. La novità è contenuta in quella doppia c, che indica la presenza di due quark del tipo pesante charm, mentre finora non si era trovato nessun sistema ternario di quark (barione) che ne contenesse due pesanti, al massimo se ne trovava uno. Il simbolo ++ indica che Xi-cc++ ha carica positiva doppia, +2. La particella era prevista dal cosiddetto Modello Standard. Il nuovo sistema però ha caratteristiche particolari che permetteranno forse di capire meglio come funziona la «forza forte» che tiene unito l’universo L’anniversario
Cinque anni fa, il 4 luglio 2012, il Cern di Ginevra annunciava che il bosone di Higgs, la cosiddetta «particella di Dio», all’origine dell’universo, esiste: era stata catturata nel superacceleratore Lhc. In generale, tutte le particelle elementari sono classificate in due categorie: bosoni (dal nome del fisico Satyendra Bose) e fermioni (dal nome di Enrico Fermi). Le prime sono tutte le particelle di spin intero (0, 1, 2...), le seconde quelle di spin uguale a un multiplo dispari di un mezzo (1/2, 3/2...). Lo spin è una caratteristica intrinseca di ogni particella come la carica o la massa. Il bosone di Higgs appartiene alla prima categoria (lo spin è zero). Il «di Higgs» deriva dal cognome del fisico Peter Higgs che immaginò l’esistenza di questo particolare bosone. L’espressione «particella di Dio», che piace meno ai fisici, deriva da un libro del 1993 del Nobel Leon Lederman, The God Particle: If the Universe Is the Answer. What Is the Question? (Dell Publishing). Quando l’autore portò all’editore il manoscritto che raccontava la ricerca della particella, propose The Goddamn Particle («La particella maledetta»). Fu l’editore a voler cambiare nel più evocativo The God Particle