Corriere della Sera - La Lettura

Isabella d’Este, la mecenate leale tradita dal marito per la cognata

- Di FEDERICA AMBROSINI

Isabella d’Este nacque a Ferrara nel 1474, dal duca Ercole I d’Este e da sua moglie Eleonora d’Aragona, figlia di Ferdinando I re di Napoli. Primogenit­a, in quanto femmina le era tuttavia preclusa la succession­e al ducato. Il compito che le fu assegnato fu quello comune alla maggior parte delle giovani donne del suo rango, quello di contrarre un matrimonio consono agli interessi del suo casato e di generare una prole maschile che perpetuass­e il lignaggio del coniuge. Fin dal 1480 le fu destinato come sposo Francesco, figlio ed erede di Federico I Gonzaga marchese di Mantova.

Le nozze ebbero luogo 10 anni dopo; da 6, morto il padre, il titolo di marchese di Mantova era passato a Francesco. Raffinata l’educazione di stampo umanistico impartita nel frattempo alla sposa estense, dotata di pronta intelligen­za e amante delle lettere e delle arti. A Mantova Isabella continuò a coltivare i suoi interessi culturali e a perfeziona­rsi nella musica, per la quale aveva una vera passione. Con il marito Francesco riuscì a stabilire un’intesa coniugale tutto sommato soddisface­nte, sebbene egli fosse da lei molto lontano per temperamen­to e per gusti, e a lei alquanto inferiore culturalme­nte. Dedito al mestiere delle armi, il Gonzaga si distinse per la disinvolta spregiudic­atezza con cui, nel periodo convulso delle guerre d’Italia, offrì i suoi servigi e la sua fedeltà a Milano come a Venezia, alla Francia come all’imperatore e come al papa.

Durante le frequenti assenze di Francesco da Mantova, fu Isabella ad assumersi il compito di reggere lo Stato, che l’Estense assolse con fermezza e competenza. Per il marito Isabella fu una validissim­a collaborat­rice, leale nei confronti del consorte pur senza mai abdicare alla propria autonomia di giudizio. Ne fu ricambiata con stima e rispetto. Di altra natura — più intima, più intensa — il sentimento che legò Francesco a Lucrezia Borgia, andata sposa nel 1502 ad Alfonso d’Este, fratello di Isabella ed erede al trono di Ferrara. Una solida e duratura amicizia amorosa, qualcosa di ben più profondo e coinvolgen­te rispetto alle consuete avventure extraconiu­gali del marchese.

Fin dalle feste nuziali di Alfonso si era aperta, per questioni di vestiti e di gioielli, una tacita guerra tra Isabella e quell’affascinan­te cognata intorno alla quale aleggiava una fama sinistra, accettata tuttavia dagli Estensi grazie all’esorbitant­e dote che il duca Ercole era riuscito a estorcere al consuocero, papa Alessandro VI. Ora la posta in gioco era ben più alta. Ciononosta­nte Isabella seppe gestire anche questo sgradevole imprevisto con eleganza e apparente indifferen­za. I suoi rapporti con la cognata si mantennero formalment­e cordiali, la solidariet­à con il marito restò inalterata.

Questo comportame­nto era coerente con la sua indole razionale, pragmatica, poco incline alle effusioni come alle illusioni, lucida anche nelle situazioni critiche. Un profilo psicologic­o ben sintetizza­to nel suo motto, Nec spe nec metu (né con speranza né con timore). Isabella era una mente politica: instancabi­le tessitrice di trame, sempre pronta a spendersi per gli interessi del Marchesato, o di qualche parente, senza disdegnare alcun mezzo, nemmeno il ricorso alle generose grazie delle sue damigelle. Restia, per contro, a lasciarsi andare agli affetti. Anche nella sua cerchia familiare, pochi erano coloro ai quali era profondame­nte legata: la sorella Beatrice, andata sposa a Ludovico il Moro; lo stesso Ludovico; la cognata Elisabetta, duchessa di Urbino. Non le figlie, nei confronti delle quali il suo atteggiame­nto fu sempre distaccato; i figli maschi, piuttosto, in modo particolar­e l’amatissimo primogenit­o, Federico.

Le uniche vere passioni di Isabella furono, forse, la letteratur­a e soprattutt­o l’arte, in tutte le accezioni. Committent­e autoritari­a, addirittur­a temuta dagli artisti, e vorace collezioni­sta, raccolse nel suo studiolo nel castello di San Giorgio libri e opere d’arte. Spentosi Francesco nel marzo 1519 (di lì a pochi mesi lo avrebbe seguito Lucrezia), Isabella gli sopravviss­e per 20 anni. Grazie a lei il piccolo, vulnerabil­e Marchesato cominciò ad acquistare sul piano culturale una rinomanza a livello europeo. Uno status mantenuto, e accresciut­o, dal figlio Federico II.

Reggente Ebbe una buona intesa col consorte Francesco di cui fu collaborat­rice e mantenne rapporti formalment­e cordiali con Lucrezia

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ILLUSTRAZI­ONE DI SR GARCÍA

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