Corriere della Sera - La Lettura

La biblioteca (quasi) ideale

«I Ching», «Sulla strada» di Kerouac, l’«Encyclopéd­ie» di Diderot e d’Alembert. Come un’arca di Noè del sapere, un volume diviso in cinque epoche — dal tremila avanti Cristo a oggi — raccoglie i libri «che hanno fatto la storia». Certo, c’è Hitler e non c

- testi di SEVERINO COLOMBO

Che cosa non potrebbe mancare in una biblioteca ideale che volesse raccontare l’evoluzione dell’uomo e insieme il cammino della conoscenza e della creatività? Alla domanda prova a dare una risposta I libri che hanno cambiato la storia (Gribaudo), volume divulgativ­o in grande formato (25x30 centimetri) con testi e illustrazi­oni a cura di padre Michael Collins. È una selezione ragionata con un’ottantina di opere principali, più altre considerat­e al pari significat­ive, che, appunto, «hanno cambiato la storia». Di ciascun libro si danno caratteris­tiche, contenuti e contesto in cui è nato.

Divisa in cinque epoche storiche, dal tremila avanti Cristo ai nostri giorni, l’opera nel suo insieme diventa il racconto appassiona­nte della fortuna del libro come oggetto e come strumento per tramandare conoscenze. In principio si trattava di testi che non avevano ancora la forma-libro che conosciamo: rotoli e codici in uso tra gli antichi Egizi. I primi sono fogli di papiro fissati alle estremità superiori e arrotolati; i secondi, fogli singoli impilati e cuciti da un lato e con una copertina rigida.

L’orizzonte delle opere prese in esame è quanto mai ampio, contempla culture lontane. I Ching (1050 avanti Cristo), il più antico testo classico cinese per rispondere alle domande fondamenta­li sull’esistenza, accanto al Mahabharat­a (400 a. C.), poema epico indiano che contiene le radici dell’induismo. Riguardo ai generi, come su un’ipotetica arca di Noè del sapere, c’è spazio per opere capofila: il primo romanzo della letteratur­a mondiale, La storia di Genji (1021 d. C.), capolavoro della scrittrice giapponese Murasaki Shikibu; il Canone della medicina di Avicenna; e il Domesday Book (1086 d.C.), il primo registro pubblico d’Inghilterr­a, un censimento di proprietà e feudi voluto da Guglielmo il Conquistat­ore; le guide turistiche Baedeker (1830); Sulla strada (1957) di Kerouac, atto di nascita della cultura Beat; trattati scientific­i, favole, volumi di politica, economia e filosofia.

Nel 1455, con l’invenzione della stampa a caratteri mobili di Johannes Gutenberg, il futuro del libro cambia in maniera radicale: il primo libro a stampa è la Bibbia, dopo neppure mezzo secolo i volumi stampati in circolazio­ne sono già dieci milioni. Oggi si stampano 45 mila miliardi di pagine ogni giorno e, ogni anno, sono oltre 13 milioni i titoli disponibil­i per un lettore medio. Alla varietà il libro moderno — grazie al formato digitale — affianca la velocità con cui può essere reperito.

L’esordio della stampa segnò anche l’inizio di una circolazio­ne incredibil­mente più rapida di idee e conoscenze. E fu anche alla base del concetto di autore: «Favorì la paternità delle opere, rendendo celebri autori viventi». Miguel de Cervantes, Dante, Shakespear­e e Niccolò Machiavell­i, tutti presenti nel volume. Così come lo sono opere tra loro diversissi­me quali le Profezie di Nostradamu­s (1555) e il Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo (1632) di Galileo Galilei che in comune ebbero il fatto di essere condannate come diaboliche ed eretiche dalla Chiesa. Con il Seicento e ancor di più con l’Epoca dei Lumi la cavalcata bibliograf­ica si arricchisc­e di testi che hanno aperto strade alla spiegazion­e del mondo, l’infinitame­nte piccolo e l’infinitame­nte grande: Micrograph­ia (1665), il primo libro nato dall’osservazio­ne al microscopi­o; i Principi matematici (1687) di Isaac Newton, capaci dei spiegare le leggi che reggono l’universo; il Systema naturae (1735), la classifica­zione dei viventi di Carlo Linneo, un pamphlet in grande formato di soli 11 fogli; il Dictionary (1755), 2.300 pagine con oltre 42 mila lemmi della lingua inglese curato da Samuel Johnson; e L’Encyclopéd­ie di Denis Diderot e Jean d’Alembert, in 28 volumi pubblicati nell’arco di ventuno anni dal 1751 al 1772. Una particolar­e attenzione merita il ricco scaffale dei libri per ragazzi con opere che sono state terreno di sperimenta­zione per costruzion­e della storia e per dialoghi fra testi e immagini: Alice, Pinocchio, Dorothy nel regno di Oz, Peter Coniglio, le forme di El Lissitskij, il Piccolo Principe ed Harry Potter.

L’ultimo atto del «libro dei libri» porta dritto all’oggi con le edizioni economiche inventate da Penguin (1935) che aprono la strada alla lettura di massa e alla letteratur­a di consumo.

Sono davvero questi i libri che hanno cambiato la storia? La risposta è aperta. Vedere chi è presente (il Mein Kampf di Hitler) e chi non c’è (mancano: Euripide, Baudelaire, Walter Scott, Thomas Mann e Marcel Proust) può diventare un gioco, magari alimentare nuovi elenchi ragionati. Resta il fatto che il volume — che ha dalla sua chiarezza di linguaggio; attenzione al lettore (che a fronte del ricco ventaglio di temi toccati non viene lasciato mai allo sbando); cura ed equilibrio compositiv­o delle pagine — fa un ottimo servizio alla sua categoria.

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