Corriere della Sera - La Lettura

IMMIGRAZIO­NE SENZA IDEOLOGIE

- Di ANTONIO CARIOTI

Impresa ardua «riportare l’immigrazio­ne allo stato laicale», come chiede il sociologo Giuseppe Sciortino, liberando la questione da ipoteche emotive e ideologich­e. Tanto più che incombe una campagna elettorale in cui molti faranno leva sulla paura del diverso. Ma certo colpiscono i dati storici esposti da Sciortino nel saggio Rebus immigrazio­ne (il Mulino, pp. 174, € 13). Il problema non è recente: semmai si è passati da un’epoca in cui gli Stati vietavano alla popolazion­e di andarsene a una in cui si preoccupan­o invece di precludere l’ingresso agli stranieri, un tempo invece graditi. In mezzo abbiamo visto guerre, rivoluzion­i politiche e demografic­he. E si è affermato il principio per cui i perseguita­ti in fuga all’estero non devono essere riconsegna­ti ai loro carnefici.

Rispetto a tutto questo, nota Sciortino, l’Unione Europea è un «mostro gentile»: accoglient­e sul piano normativo verso i rifugiati, severa nell’ostacolare gli ingressi irregolari. Una linea ambigua, che penalizza i Paesi più esposti ai flussi migratori come l’Italia. Però le alternativ­e mancano: la chiusura completa delle frontiere funziona bene nei comizi, ma di fatto è impraticab­ile se non a costi politici e umanitari enormi; l’apertura illimitata sarebbe altrettant­o ingestibil­e, anche perché farebbe saltare lo Stato sociale. Sciortino consiglia di uscire dalle logiche emergenzia­li e adottare un sano pragmatism­o: speriamo che qualcuno lo ascolti.

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