Corriere della Sera - La Lettura
IMMIGRAZIONE SENZA IDEOLOGIE
Impresa ardua «riportare l’immigrazione allo stato laicale», come chiede il sociologo Giuseppe Sciortino, liberando la questione da ipoteche emotive e ideologiche. Tanto più che incombe una campagna elettorale in cui molti faranno leva sulla paura del diverso. Ma certo colpiscono i dati storici esposti da Sciortino nel saggio Rebus immigrazione (il Mulino, pp. 174, € 13). Il problema non è recente: semmai si è passati da un’epoca in cui gli Stati vietavano alla popolazione di andarsene a una in cui si preoccupano invece di precludere l’ingresso agli stranieri, un tempo invece graditi. In mezzo abbiamo visto guerre, rivoluzioni politiche e demografiche. E si è affermato il principio per cui i perseguitati in fuga all’estero non devono essere riconsegnati ai loro carnefici.
Rispetto a tutto questo, nota Sciortino, l’Unione Europea è un «mostro gentile»: accogliente sul piano normativo verso i rifugiati, severa nell’ostacolare gli ingressi irregolari. Una linea ambigua, che penalizza i Paesi più esposti ai flussi migratori come l’Italia. Però le alternative mancano: la chiusura completa delle frontiere funziona bene nei comizi, ma di fatto è impraticabile se non a costi politici e umanitari enormi; l’apertura illimitata sarebbe altrettanto ingestibile, anche perché farebbe saltare lo Stato sociale. Sciortino consiglia di uscire dalle logiche emergenziali e adottare un sano pragmatismo: speriamo che qualcuno lo ascolti.