Corriere della Sera - La Lettura
Marilyn, prima vittima di Weinstein
Argia Coppola porta sul palco a Torino e a New York «Love Is Blonde», storia tragica e sublime di un’icona totale e della donna che è stata prima di diventarlo. Ispirata (anche) al libro di Joyce Carol Oates e con un’analogia (poco sorprendente) con gli s
Cinquantacinque fa, l’attrice che aveva cominciato la sua vita con il nome di Norma Jeane Baker venne trovata morta nella sua casa di Brentwood, a Los Angeles, California. A uccidere Marilyn Monroe, scrisse il «Los Angeles Times» , era stata una overdose di barbiturici. Howard Hertel e Don Neff, i reporter autori dell’articolo, fotografarono la scena con poche parole: «L’attrice bionda, 36 anni, giaceva nuda, a faccia in giù sul letto, la cornetta del telefono stretta in mano». Fu una notizia sconvolgente. Molti anni dopo, ispirata da quella morte, Joyce Carol Oates scriverà uno dei suoi romanzi più amati, Blonde (2000), finalista al Premio Pulitzer e al National Book Award. Un bestseller di oltre settecento pagine che nelle intenzioni dell’autrice, come rivelerà la stessa Oates, «sarebbe dovuto essere un breve racconto, 175 pagine. Con il tempo però il mondo di Marilyn mi ha catturata a tal punto che non sono più riuscita a smettere di scrivere».
Di tutti i libri della scrittrice, Blonde non è solo il più lungo — l’edizione originale era di 1.400 pagine — ma uno dei meglio documentati. Oates, che ha studiato per oltre due anni la vita della diva, lo ha definito «un’autobiografia postuma narrata dalla stessa Marilyn: un archetipo che racconta qualcosa di noi, del suo e del nostro tempo». Una icona che si è imposta oltre le mode e il tempo, come dimostra, decennio dopo decennio, ogni nuova generazione. Anche Argia Coppola, drammaturga e attrice classe 1978, è rimasta ammaliata dal mito Marilyn, a cui ha dedicato Love Is Blonde, primo adattamento per il palco del romanzo della Oates. La scrittrice americana è rimasta talmente colpita dal lavoro della giovane drammaturga da garantirle in esclusiva i diritti di messa in scena di Blonde in Italia e negli Stati Uniti. Lo spettacolo sarà allestito dal 30 novembre (repliche fino al 3 dicembre) al Teatro Astra di Torino, con la regia di Cristina Pezzoli.
Una prima versione work in progress di Love Is Blonde è stata presentata all’Università di Oxford nel settembre 2014; il testo ha ricevuto la sua prima table reading con ottimi riscontri di pubblico due mesi dopo. Da allora il progetto ha continuato a marciare inarrestabile coinvolgendo altre due donne, la regista Cristina Pezzoli e la stilista americana di origini georgiane Irina Shabayeva. Di Blonde, anticipa orgogliosamente la sua autrice, è prevista nel 2018 anche l’apertura OffBroadway. Ripensando oggi alla genesi del testo, si dice convinta che esso sia nato «da un insieme di fattori e coincidenze in parte inspiegabili, o spiegabili a posteriori: il desiderio e l’ambizione di scrivere su un personaggio femminile controverso, rivoluzionario e tragico». La scelta non è però subito caduta su Marilyn. «Per me non era un’ossessione — sottolinea Argia —, per questo dico che è stata lei a scegliere me per scrivere la sua storia: un viaggio a New York nel 2012 che si è trasformato, poi, nella decisione di finire il mio PhD in Drammaturgia alla Columbia University e scegliere un progetto creativo da realizzare sul posto. Il mio primo testo in inglese».
I cinquant’anni dalla morte hanno cominciato a far parlare di Marilyn in maniera più complessa. «Sono emersi materiali inediti, mai scoperti prima. In quello stesso tempo — ricorda la drammaturga —, il mio libraio di fiducia mi ha letteralmente messo tra le mani il romanzo della Oates dicendomi che, per capire l’America, avrei dovuto passarci attraverso». Le si è anche presentata l’occasione di accedere «a un paio di lettere dell’archivio personale di Norma Jeane Baker/Marilyn conservate all’Università della California,