Corriere della Sera - La Lettura
Uri Caine scatena un’orchestra in un brano contro Trump
Commissione da Bruxelles per il jazzista americano
Una partitura su Donald Trump. Si intitola Agent Orange. L’ha commissionata la Filarmonica di Bruxelles a Uri Caine, musicista di rilievo che attraversa i generi e i continenti. Uri Caine per molti appassionati è, infatti, soprattutto legato alle riletture jazzistiche di celebri pagine di musica classica. I riflettori internazionali si accesero infatti su di lui, quando nel 1997 pubblicò per Winter & Winter Urlicht/Primal Light, in cui il pianista, compositore e arrangiatore americano (ma quando viene in Italia lo scambiano spesso con Marchionne o Veltroni...), scavava, smontava e rimontava con il suo gruppo alcune musiche di Gustav Mahler. A quel disco ne sono seguiti altri, nel frattempo Caine ha lavorato in duo, in trio, si è lanciato in progetti funky e latino-americani, è stato direttore artistico della Biennale Musica di Venezia, ha composto su commissione (per la città di Colonia, per il Ravenna Festival e il Konzerthaus di Vienna). Ora tocca alla Filarmonica di Bruxelles, che gli ha chiesto una nuova composizione per orchestra, che verrà inserita con una doppia data nel programma «Jazz meets Symphonic» il prossimo 18 gennaio al Flagey di Bruxelles e il giorno successivo al De Bijloke di Gent, i due «centri culturali» che firmano la commissione. Nella prima parte del concerto verrà eseguita una selezione delle beethoveniane Variazioni Diabelli nella trascrizione di Caine con Alexander Hanson sul podio e poi la nuova partitura, Agent Orange, appunto.
Caine, partiamo dal titolo.
«Agent Orange era il nome in codice dato dall’esercito americano a un veleno defoliante usato durante la guerra in Vietnam per il disboscamento. Ed è anche un modo ironico per chiamare Donald Trump. Mi riferisco soprattutto al colore dei suoi capelli. È un pezzo per orchestra e quattro improvvisatori. Oltre a me, il sassofonista Dave Liebman, il contrabbassista John Hébert e Dj Olive».
È davvero una partitura su Trump?
«Sì. Sono stato contattato inizialmente dal contrabbassista belga Kristof Roseeuw, che cura la programmazione del Muziekcentrum De Bijloke di Gent».
E le ha chiesto esplicitamente un brano contro il presidente degli Usa?
«No, l’idea si è sviluppata successivamente, durante i nostri dialoghi. Io non vivo scollegato dalla realtà. E le notizie su Trump e tutto quello che combina mi continuano a girare in testa. Così alla fine abbiamo deciso. Nel pezzo si alternano momenti di rabbia, furia, sarcasmo, ingenuità, pietà, speranza, cinismo, imbarazzo, ironia e l’amore per la musica negli Stati Uniti».