Corriere della Sera - La Lettura
Il sonar del pipistrello egiziano è un modello per gli ingegneri
Tenere sempre la giusta distanza, questo è quello che fanno i pipistrelli della frutta egiziani per ecolocalizzarsi. Si è pensato a lungo che questo pipistrello, che utilizza semplicemente schiocchi della lingua, non avesse un’elevata capacità di identificare gli oggetti nello spazio. Ma una nuova ricerca dell’Università di Washington ha mostrato che il pipistrello egiziano utilizza tecniche sofisticate simili a quelle dei moderni sistemi di sorveglianza militare e civile. Nello studio pubblicato sulla rivista «PLoS Biology» i ricercatori, utilizzando un sistema di microfoni e ponendo diversi oggetti nello spazio sorvolato dai pipistrelli, hanno notato che le onde sonore emesse dagli schiocchi della lingua a frequenze più elevate si decentrano in modo da ottenere una miglior ricostruzione dell’oggetto. Wu-Jung Lee, ricercatore presso il laboratorio di fisica applicata dell’ateneo, ha creato un modello al computer che simula i movimenti della lingua e il sistema di ecolocalizzazione di questi pipistrelli. La forma allungata della bocca crea distanze variabili tra la sorgente e gli spazi tra i denti, ottenendo interferenze tra le onde sonore. Il modello di Lee mostra che, quando l’onda cambia direzione, aumenta o diminuisce la frequenza, proprio come farebbe un sonar a scansione. Il meccanismo potrebbe essere una soluzione evolutiva che si è sviluppata senza modificare la forma della testa. Dal punto di vista ingegneristico questa semplicità offre un vantaggio. «Devi solo prendere la giusta distanza. È questione di progettazione», ha affermato Lee. «Può essere un modo per produrre un sensore molto economico con questo tipo di capacità di rilevamento».