Corriere della Sera - La Lettura

NOTIFICHE SU IPHONE: SIAMO DIPENDENTI

- Di ANDREA DE CESCO

uando ci svegliamo al mattino e accendiamo il telefono ci troviamo davanti una serie di notifiche: l’esperienza del risveglio ruota attorno al menù di ciò che ci siamo persi il giorno precedente». L’autore di queste parole è l’ex designer di Google Tristan Harris, una delle voci più critiche della Silicon Valley. Il suo Center for Humane Technology ha recentemen­te lanciato una campagna denominata Truth for Tech che coinvolger­à 55 mila scuole pubbliche negli Stati Uniti per sensibiliz­zare i ragazzi sui rischi della tecnologia e sulle strategie per renderla più etica, a partire dal design. Gli elementi sotto accusa includono i cosiddetti badge di notifica. «I pallini sono complici — se non colpevoli — della maggior parte dei presunti crimini commessi dal design assuefacen­te delle applicazio­ni», scrive sul «New York Times» l’esperto di tecnologia John Herrman, scagliando­si contro quei simboli (in genere a forma di pallino) pensati per segnalarci la presenza di nuove informazio­ni nelle app. «Nel momento in cui le piattaform­e o i servizi si accorgono che gli utenti non sono attivi, ecco che vengono impiegati i pallini». La forza sta nel fatto che, fino a quando non scopriamo cosa nascondono, possono significar­e qualunque cosa. Il desiderio di svelarne il mistero innesca nel cervello lo stesso meccanismo della ricompensa indotto dalle sostanze stupefacen­ti. La nascita dei badge di notifica così come li conosciamo risale al lancio dell’iPhone, nel 2007. Steve Jobs presentò al pubblico il re degli smartphone: la schermata principale mostrava tre pallini rossi, indicanti un sms non letto, 5 messaggi nella segreteria, un’email in arrivo. Una dopo l’altra, Jobs aprì le icone e i pallini scomparver­o: l’era della dipendenza era iniziata.

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