Corriere della Sera - La Lettura
NOTIFICHE SU IPHONE: SIAMO DIPENDENTI
uando ci svegliamo al mattino e accendiamo il telefono ci troviamo davanti una serie di notifiche: l’esperienza del risveglio ruota attorno al menù di ciò che ci siamo persi il giorno precedente». L’autore di queste parole è l’ex designer di Google Tristan Harris, una delle voci più critiche della Silicon Valley. Il suo Center for Humane Technology ha recentemente lanciato una campagna denominata Truth for Tech che coinvolgerà 55 mila scuole pubbliche negli Stati Uniti per sensibilizzare i ragazzi sui rischi della tecnologia e sulle strategie per renderla più etica, a partire dal design. Gli elementi sotto accusa includono i cosiddetti badge di notifica. «I pallini sono complici — se non colpevoli — della maggior parte dei presunti crimini commessi dal design assuefacente delle applicazioni», scrive sul «New York Times» l’esperto di tecnologia John Herrman, scagliandosi contro quei simboli (in genere a forma di pallino) pensati per segnalarci la presenza di nuove informazioni nelle app. «Nel momento in cui le piattaforme o i servizi si accorgono che gli utenti non sono attivi, ecco che vengono impiegati i pallini». La forza sta nel fatto che, fino a quando non scopriamo cosa nascondono, possono significare qualunque cosa. Il desiderio di svelarne il mistero innesca nel cervello lo stesso meccanismo della ricompensa indotto dalle sostanze stupefacenti. La nascita dei badge di notifica così come li conosciamo risale al lancio dell’iPhone, nel 2007. Steve Jobs presentò al pubblico il re degli smartphone: la schermata principale mostrava tre pallini rossi, indicanti un sms non letto, 5 messaggi nella segreteria, un’email in arrivo. Una dopo l’altra, Jobs aprì le icone e i pallini scomparvero: l’era della dipendenza era iniziata.