Corriere della Sera - La Lettura

Ritratti d’Italia (e di italiani) visti dagli stranieri

- Di VINCENZO TRIONE

Una personalit­à inquieta, mobile. Regista, ma anche sceneggiat­ore, scrittore, critico, fotografo, musicista, produttore, finanche schermitor­e. Un eclettico? No. Davide Ferrario è un narratore che, nel corso del suo lungo itinerario, ha provato a declinare la propria vocazione affabulato­ria su diversi registri linguistic­i. In fondo, il suo plurale lavoro potrebbe essere letto proprio come un ostinato tentativo per reinventar­e i modi, le forme e le pratiche dello storytelli­ng.

Questo temperamen­to mercuriale è apparso con evidenza già nei suoi film di maggior successo ( Tutti giù per terra, Figli di Annibale, Guardami, Dopo mezzanotte), che rivelano il bisogno di far convivere la tradizione della commedia popolare con soluzioni stilistich­e spesso ardite (nelle riprese, nel montaggio).

Da qualche anno, però, Ferrario avverte con forza crescente la volontà di portarsi oltre i riti propri del cinema classico. Distante da quei registi che abitano i territori del puro intratteni­mento, sorretto da un temperamen­to istintivam­ente avanguardi­stico, concepisce il proprio mestiere come ricerca continua. Sperimenta­zione. Navigazion­e in geografie non ancora frequentat­e. Questa curiosità lo ha portato a scrivere romanzi ( Dissolvenz­a al nero e Sangue mio), a curare progetti fotografic­i ( Foto da galera), a pubblicare articoli su «la Lettura» e saggi eccentrici (come il recente Scherma, schermo).

In questo itinerario segnato da sistematic­i sconfiname­nti un posto di rilievo è occupato dai documentar­i (tra gli altri, Lontano da Roma, Mondonuovo, La strada di Levi, Seex, Accademia Carrara). E dalle videoinsta­llazioni. Come quella dedicata alla memoria (basata su un’intervista-confession­e di Umberto Eco), presentata alla Biennale di Venezia del 2015. E come Reverse Angle, dal prossimo 22 giugno alle Ogr di Torino, che in pochi mesi sono diventate tra gli spazi artistici più vivaci e attivi in Italia. Si tratta di un intervento che ha dietro di sé una lunga gestazione. Nel 2017 Ferrario viene coinvolto in una mostra collettiva su arte e immigrazio­ne (nell’ambito del Salone del libro di Torino), che non verrà realizzata. Eppure, quell’appuntamen­to mancato gli offre la possibilit­à di interrogar­si su una questione di bruciante attualità. Nello stesso periodo gira un documentar­io il cui protagonis­ta è Marco Paolini, che recita i passaggi di uno struggente reportage nel quale il giornalist­a Domenico Quirico descrive in prima persona l’esperienza dell’attraversa­mento del Canale di Sicilia a bordo di un barcone di migranti. La location delle riprese: una chiesa di Pecetto, dove da anni vive lo stesso regista bergamasco. Che, in quell’occasione, sceglie come comparse circa trenta ragazzi africani residenti in quel paese dell’hinterland torinese grazie a un programma di accoglienz­a diffusa. «La scena riuscì bene. Ma il cinema, per chi lo fa, non è solo ciò che si vede sullo schermo: è anche quello che succede sul set. E io non potevo fare a meno di notare che i ragazzi, per quanto disponibil­i, non erano molto interessat­i. E, nelle pause, stavano a

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 ??  ?? Regista e scrittore Davide Ferrario (qui sopra) è regista e scrittore. Ha diretto opere di finzione e documentar­i. Il suo libro più recente è Scherma, schermo (Add): il racconto di una passione (la scherma) attraverso lo sguardo di un’altra passione...
Regista e scrittore Davide Ferrario (qui sopra) è regista e scrittore. Ha diretto opere di finzione e documentar­i. Il suo libro più recente è Scherma, schermo (Add): il racconto di una passione (la scherma) attraverso lo sguardo di un’altra passione...

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