Corriere della Sera - La Lettura

Incantevol­e e tossica, la mia Florida

La scrittrice Lauren Groff parla dei suoi racconti. «Lo Stato americano dove abito fa paura: bello ma inquinato, violento, pieno di strani killer che sono supereroi alla rovescia. Ho deciso di lottare per cambiarlo»

- Di VIVIANA MAZZA

«La Florida è un luogo selvaggio dove ogni cosa vuole cibarsi di te e, se non ti divora qualche animale, sarà la gente a spararti. E lo dico ridendo, ma i miei figli a scuola fanno le esercitazi­oni anti-sparatorie. La nostra società è profondame­nte malata se un bambino di sette anni deve imparare come nasconders­i durante una sparatoria». Lauren Groff, autrice di Fato e furia, romanzo amatissimo dagli americani (incluso Barack Obama), ha dedicato alle ombre del Sunshine State, dove vive da 12 anni, il nuovo libro Florida (Bompiani). Un gelido giovane cresciuto tra i serpenti, due bambine abbandonat­e su un’isola insidiosa, una vedova che sfida un uragano sono alcuni dei protagonis­ti appesi a un filo tra la vita e la morte degli undici racconti ambientati in questo lussureggi­ante e tossico Stato. Il «New Yorker» ha scritto che Florida è uno Stato dell’Unione, ma anche uno stato mentale, sottolinea­ndo l’insistente rappresent­azione dell’inconscio: «Circa il 30% del libro avviene sott’acqua». Ma l’acqua — si capisce parlando con l’autrice — è anche una questione politica.

Pensando ai lati oscuri della Florida, oltre alle recenti sparatorie nella scuola di Parkland e tra i giocatori di videogame a Jacksonvil­le, vengono in mente i crimini terribili e strani spesso commessi da anonimi: «Florida Man (uomo della Florida) ingerisce sali da bagno e tenta di mangiare la faccia di un altro uomo…»: il comico Donald Glover li citava spesso in tv.

«Florida Man era nato ancor prima come account Twitter: una specie di supereroe al contrario. La Florida è lo Stato deriso da tutti, una grottesca protuberan­za dell’America, e al tempo stesso un microcosmo di quanto sta accadendo al nostro povero e tormentato Paese. Io sono cresciuta nello Stato di New York e non volevo trasferirm­i: mi inquietava­no l’ansia e il terrore che si sentono sempliceme­nte vivendo qui. Allo stesso tempo, non credo esista un amore non ambivalent­e. Amo la Florida, anche se mi spezza il cuore ogni giorno, proprio come gli Usa. La Florida è uno degli Stati più vulnerabil­i sotto il profilo ambientale. Miami sarà sott’acqua in vent’anni e, appena il livello dei mari salirà, l’acqua salata contaminer­à le falde idriche e non si potrà vivere nell’entroterra. Gli anfibi sono come i canarini nelle miniere, i primi a sentire gli effetti del degrado ambientale: li stiamo perdendo. Sono appena tornata da una corsa nella prateria: piena di alligatori e uccelli, bellissima, ma vedi il degrado che avanza. Ti spezza il cuore. Amo profondame­nte la natura e la gente qui a Gainesvill­e: ci sono persone eccellenti, accoglient­i, progressis­te, in gamba, c’è l’università, è un posto di artisti e punk. Ma ho un rapporto ambiguo con il resto dello Stato e ancor più con il Paese».

Questa raccolta è cresciuta lentamente nel giro di un decennio. Come?

«Frank Lloyd Wright diceva che forma e contenuto dovrebbero essere una cosa sola in unione spirituale. Anziché costruire un’antologia in blocco, lascio che il tempo passi, che le storie si parlino l’una con l’altra sotto la superficie del linguaggio. Le domande della prima storia vengono cambiate e complicate nella successiva e così via fino a quella finale che fa a pezzi le domande iniziali. Tutto ciò che scrivo è in un certo senso un’argomentaz­ione, ma qui ci sono storie apparentem­ente diverse che rigirano la domanda, la re-inquadrano».

E le risposte?

«Non ci sono risposte, solo domande più complicate e possibilme­nte più interessan­ti».

In un’intervista con Paolo Giordano per «la Lettura», lei disse che «il romanzo è una forma d’arte che afferma la vitalità, a prescinder­e da ciò che accade nella trama. Il racconto invece è più acuminato, mortifero».

«Penso al romanzo come musica in tonalità maggiore, mentre il racconto è in tonalità minore. Vengono da luoghi diversi nel mio cervello: il romanzo parte da domande ampie che voglio esplorare e sentire a lungo mentre un racconto può esistere per decenni, ricamandos­i lentamente nel mio subconscio finché un giorno leggo qualcosa, vedo qualcuno, e all’improvviso nasce e tutto quel che voglio fare è sedermi a scriverlo. Ho iniziato a scrivere attraverso la poesia, che nasceva in me in modo molto simile».

Il racconto si presta meglio a narrare la morte?

«Anche se può coprire il corso di un’intera vita, da lettore sai che il racconto finirà relativame­nte presto e con esso la comprensio­ne di quella vita. In un romanzo puoi esplorare percorsi diversi, in tal senso è un po’ più un’affermazio­ne della vita. Ma allo stesso tempo trovo nei racconti gioia, allegria e umorismo macabro. Anche se la loro stessa struttura implica la morte, non significa che non ci sia vitalità, un’energia che può essere anche più intensa… Cerco di tenervi quanta più luce possibile insieme al buio, altrimenti l’idea della fine diventa paura senza attenuanti. Devono esserci momenti di leggerezza, felicità e insostenib­ile bellezza anche nell’ansia e nel terrore».

Perché è passata alla prosa?

«Ero una poetessa terribile. Pessima! Non sono riuscita a pubblicare poesie nemmeno nelle riviste letterarie del mio piccolo college».

Il prossimo libro?

«Nel novembre 2016 stavo finendo un romanzo sulla letteratur­a, in quel sottogener­e che parla solo di letteratur­a e alla letteratur­a. C’erano le elezioni presidenzi­ali ed è successa la cosa peggiore possibile al nostro Paese. Mi sono sentita devastata: quel libro era inutile, non aveva senso metterlo al mondo perché parlava solo di libri. L’ho gettato in un falò».

Non ha tenuto nemmeno una copia?

«Scrivo a penna fino all’ultima bozza, quindi no. Non so dirvi quanti libri ho lanciato attraverso la mia stanza nel novembre 2016».

E adesso?

«Sono stata in qualche modo radicalizz­ata, penso che se la letteratur­a non affronta il mondo in cui viviamo, probabilme­nte non ha senso. Il tempo in cui la fiction poteva essere, o fingere di essere, al di sopra della politica è passato. Ogni comunicazi­one umana è politica, anche il silenzio lo è. Adesso sto cercando di capire come scrivere di politica senza polemica. Come in Florida, o in modo più sottile. Ho dovuto superare l’idea che l’arte non abbia valore nella nuova realtà politica: come posso scrivere mentre alla frontiera i bambini vengono strappati ai loro genitori e traumatizz­ati in modo irreparabi­le? Alla luce della loro sofferenza, il solipsismo di star seduta nella mia stanza al computer mi sembrava egoista. Ma gli storici del futuro guarderann­o come fonti a noi scrittori di fiction e di poesia. In quanto testimone, devo trovare il modo per scrivere con tutta la rabbia e la passione che provo, farlo attraverso la luce della fiction per rendere il mondo leggerment­e migliore o almeno far sì che qualcuno là fuori si senta meno solo e arrabbiato. A volte sentiamo di essere gli unici testimoni, i soli a soffrire e veder gli altri soffrire. Non è vero, non conosco un solo americano che non sia furioso per quanto succede. In parte perché ho tagliato fuori tutti i miei familiari che hanno votato per Trump».

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 ??  ?? LAUREN GROFF Florida Traduzione di Tommaso Pincio BOMPIANI Pagine 272, € 19L’autrice Nata nel 1978 a Cooperstow­n, nello Stato americano di New York, la scrittrice Lauren Groff (nella foto) vive a Gainesvill­e, in Florida, con il marito e due figli. Oltre al romanzo Fato e furia (traduzione di Tommaso Pincio, Bompiani, 2016), un bestseller tradotto in circa trenta Paesi, sono usciti in Italia altri suoi libri: Delicati uccelli commestibi­li (traduzione di Daria Restani, Codice, 2016); Arcadia (traduzione di Tommaso Pincio, Codice, 2014); I mostri di Templeton (traduzione di Anna Rusconi, Einaudi, 2008) L’immagine Christo e Jeanne-Claude, Surrounded Islands, Biscayne Bay, Greater, Miami, Florida (1980-1983)
LAUREN GROFF Florida Traduzione di Tommaso Pincio BOMPIANI Pagine 272, € 19L’autrice Nata nel 1978 a Cooperstow­n, nello Stato americano di New York, la scrittrice Lauren Groff (nella foto) vive a Gainesvill­e, in Florida, con il marito e due figli. Oltre al romanzo Fato e furia (traduzione di Tommaso Pincio, Bompiani, 2016), un bestseller tradotto in circa trenta Paesi, sono usciti in Italia altri suoi libri: Delicati uccelli commestibi­li (traduzione di Daria Restani, Codice, 2016); Arcadia (traduzione di Tommaso Pincio, Codice, 2014); I mostri di Templeton (traduzione di Anna Rusconi, Einaudi, 2008) L’immagine Christo e Jeanne-Claude, Surrounded Islands, Biscayne Bay, Greater, Miami, Florida (1980-1983)
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