Corriere della Sera - La Lettura
Voci dell’altra metà del Beat
Scrittrici in versi di una stagione che le emarginò
Trasgressive, ribelli, immaginifiche, spericolate fino ai limiti (e talvolta oltre) dell’autodistruzione, eppure semisconosciute o, peggio, dimenticate: le autrici della Beat Generation, o perlomeno molte delle loro opere, sono in attesa di riscatto da più di mezzo secolo.
Visionarie e filosofe, Elise Cowen, Hettie Jones, Leonore Kandel, Joanne Kyger, Denise Levertov, Janine Pommy Vega, Ruth Weiss hanno storie personali avvincenti quanto quelle di giganti riconosciuti come Kerouac, Ginsberg e Burroughs, dei quali hanno incrociato le strade ma non condiviso le fortune: Mary Norbert Körte, per esempio, aveva 30 anni ed era in convento da più di 10, quando nel 1965 rimase folgorata ascoltando Allen Ginsberg e Gary Snyder alla Conferenza poetica di Berkeley. Lasciata la tonaca, si è convertita alla letteratura, alla politica e all’ecologia e si è ritirata a vivere nella foresta di sequoie della contea di Mendocino, sempre in California. Diane di Prima, oggi ottantaquattrenne, nipote americana di un anarchico italiano, a 27 anni era addirittura sulla lista nera dell’Fbi, per alcuni suoi poemi sconvenienti (primi anni Sessanta). Anne Waldman, la più giovane e forse la più nota, ha 40 volumi all’attivo e Ginsberg la riconobbe come «moglie spirituale».
Idee e vite diverse, stessa matrice: Beat Attitude è il titolo dell’antologia di poetesse beatnik pubblicata in Francia da Sébastien Gavignet e Annalisa Marí Pegrum, dopo aver selezionato decine di poesie, in un inno a un’epopea irripetibile. Che non fu esclusivamente maschile.