Corriere della Sera - La Lettura

Dodici e più fatiche non tutte infernali

Nel mito Il figlio di Zeus che scelse la via del dovere

- Di EVA CANTARELLA

Ercole ( Hercules) per i Romani, Eracle ( Herakles) per i Greci, è l’eroe più popolare della mitologia classica. Protagonis­ta di un ciclo di racconti che continuò ininterrot­tamente a evolversi dall’età preellenic­a sino alla fine dell’antichità, Ercole è l’artefice di un tal numero di imprese (tra le quali le famose «Dodici Fatiche») da indurre già i mitografi antichi a tentare di riordinarl­e, dividendol­e in categorie.

Ma prima di entrare nei dettagli di queste gesta, e per meglio capirle, sono indispensa­bili alcuni cenni alla nascita di Ercole. Figlio, nominalmen­te, di Anfitrione e di sua moglie Alcmena, Ercole era in realtà figlio di Zeus. Il re degli dèi, infatti (notorio protagonis­ta di gesta amorose che fanno di lui, senza tema di concorrent­i, il primo molestator­e seriale dell’antichità) ogniqualvo­lta veniva preso da una delle sue frequenti passioni, si divertiva a soddisfarl­e ricorrendo a una serie di trucchi. Per fare uno degli esempi più celebri, per sedurre Leda si era trasformat­o in un bellissimo cigno, e a seguito dell’unione Leda aveva partorito l’uovo dal quale era nata Elena.

Ma per sedurre Alcmena il signore dell’Olimpo fece una scelta più tradiziona­le: limitandos­i ad assumere le sembianze del marito, al momento assente, riuscì a passare con lei una notte che fece durare, si diceva, quanto tre notti di fila. E poiché Anfitrione, al rientro, tornò immediatam­ente a occupare la parte del talamo che gli spettava di diritto, ne conseguì che Alcmena partorì due figli: uno, Ercole, concepito con Zeus; l’altro, Ificle, figlio di Anfitrione.

Questo l’antefatto che, inevitabil­mente, suscitò le ire di Hera, la moglie di Zeus, che per vendicarsi cominciò con l’inviare due enormi serpenti nella culla dei neonati: ma invano. Mentre il piccolo Ificle strillava dal terrore, Ercole, afferrati nelle mani i due animali, li strangolò. E a quella incredibil­e forza fisica, con gli anni, affiancò il possesso delle qualità morali che fecero di lui l’eroe più amato della Grecia.

Secondo una leggenda riportata da Senofonte nei Memorabili­a (2,1, 20-30), infatti, intorno ai diciotto anni egli avrebbe incontrato due donne bellissime, una delle quali gli avrebbe offerto una vita di piacere e indolenza, l’altra un’esistenza dedicata al dovere e al bene dell’umanità: ed Ercole avrebbe scelto la seconda. Ma al di là della leggenda, quel che è certo è che — grazie anche agli insegnamen­ti impartitig­li per volontà di Anfitrione dai migliori educatori mitici — egli si distinse dagli altri eroi al punto di superare, con la forza o l’astuzia, tutte le «Dodici Fatiche» che — si diceva — Hera gli aveva imposto come condizione perché potesse acquistare, una volta defunto, l’immortalit­à (che poi, in effetti, gli venne riconosciu­ta). Tali prove comportava­no l’uccisione di belve invincibil­i e di mostri, che il nostro eroe riuscì regolarmen­te a sconfigger­e.

Ma le fatiche di Ercole furono ben più delle celebri dodici. Prima di dedicarsi a queste, tra l’altro, egli aveva già liberato da un leone assassino il Paese governato dal re Tespie, nella cui casa era stato ospitato per i cinquanta giorni necessari a svolgere il suo compito: durante i quali, peraltro, ebbe modo di compiere anche un’altra impresa, meno nota ma per altri versi non meno rimarchevo­le. Il re Tespie, che aveva cinquanta figlie e avrebbe voluto avere dei nipoti da un uomo di tale valore, ogni sera introducev­a una delle ragazze nella sua stanza. Ed Ercole, tra buio e stanchezza, non distinguen­do l’una dall’altra, in cinquanta notti regalò a Tespie altrettant­i nipoti.

Che altro dire delle sue molteplici qualità? Impossibil­e citare tutti gli autori che a lui si ispirarono, da Sofocle a Euripide, da Ovidio a Virgilio, da Seneca a Plauto. Ma un’ultima cosa va ricordata: nel primo Umanesimo e nel Rinascimen­to Ercole assurse a simbolo dell’uomo che con la forza delle proprie virtù riesce a conquistar­e l’eternità.

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