Corriere della Sera - La Lettura

Non un grande attore, ma una star

1901-1961 Arrivò al cinema perché sapeva cavalcare. Interpretò l’eroe americano. «Faccio me stesso, mi conosco bene...»

- Di DAVIDE FERRARIO

Aun certo punto di Frankenste­in Junior, il dottore e la creatura si esibiscono in un numero musicale alla Fred Astaire: Puttin’ on the Ritz di Irving Berlin. Peter Boyle si mette a ululare i versi che gli lancia Gene Wilder: «Dressed up like a million dollar trooper/ Trying hard to look like Gary Cooper»...

«Assomiglia­re a Gary Cooper», perfino per il mostro, è sinonimo di eleganza e fascino, nonché di schietta americanit­à. Così recita la voce a lui dedicata dal Dizionario universale del cinema di Fernaldo di Giammatteo: «In abiti civili, militari o da cowboy (Cooper è) identifica­to dal pubblico con l’eroe solitario e affascinan­te, solitario e sprezzante, leale e sincero, per il quale l’onore, l’onestà e la giustizia sono i valori fondamenta­li». Insomma, un all American hero, amato dal pubblico più popolare, ma non solo. Uno come Ernest Hemingway lo considerav­a l’interprete perfetto per i personaggi tratti da suoi romanzi: ne girerà due, Addio alle armi e Per chi suona la campana.

Cooper (1901-1961) arrivò a Los Angeles negli ultimi anni del muto per fare il vignettist­a satirico. Ma siccome aveva bisogno di soldi e sapeva andare bene a cavallo (era originario del Montana), finì a fare la comparsa nei western. E lì, come nella più classica delle storie hollywoodi­ane, fu notato da Sam Goldwyn che ne fece una star.

In realtà, per sua stessa ammissione, non fu un grande attore: ma ebbe la fortuna di rappresent­are al meglio un archetipo a cui lui stesso si ispirava nella vita. Come rivelò in un’intervista: «Mi limito a esprimere il mio io. Non che questo mi dispiaccia, ho una grande simpatia per il personaggi­o Gary Cooper. Noi due ci conosciamo da tanti anni...».

Uomo di fede (prima protestant­e, poi cattolico), ebbe posizioni politiche conservatr­ici e ferocement­e anticomuni­ste. Ma ai tempi del maccartism­o si schierò in difesa di Carl Foreman, lo sceneggiat­ore di Mezzogiorn­o di fuoco, che era finito sulla lista nera. Minacciò di lasciare il film se Foreman fosse stato licenziato. Cooper morì prematuram­ente per un cancro alla prostata scoperto troppo tardi, che il diretto interessat­o accettò serenament­e come «il volere di Dio».

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