Corriere della Sera - La Lettura

La santa di White non crede di esserlo

- Di ENRICO ROTELLI

Due gemelle partono dal Texas per arrivare una in Francia (a fare esperienza dell’aristocraz­ia europea) e l’altra in Colombia (a fare miracoli). Lo scrittore a «la Lettura»: «Mi direte se come voce narrante femminile funziono»

Aristocraz­ia, religione, amori saffici, masochismo, ricatti e incesto violento. C’è tutto nel nuovo romanzo di Edmund White. Soprattutt­o c’è la sua prosa magnifica. Una santa del Texas, appena uscito in Italia per Playground Libri nella traduzione di Martino Adani, è la storia di Yvonne e Yvette, due sorelle gemelle nate alla fine degli anni Trenta in un centro petrolifer­o del Texas. Il padre è un arricchito cresciuto in estrema povertà che si rifiuta di pagare una domestica. La madre è una donna incolta che trova i nomi delle ragazze su una rivista per adolescent­i e li pronuncia «Uaivon» e «Uaivet».

Tutto cambia quando la donna muore per tubercolos­i e spossatezz­a e la nuova consorte costringe le ragazze a pronunciar­e i propri nomi alla francese. «Scusate», dice loro. «Noi non siamo quel genere di persone».

Yvonne, la narratrice del romanzo, ama sfogliare rotocalchi che parlano di nobiltà e moda parigina. Per essere popolare amoreggia con i ragazzi ma per spassarsel­a e innamorars­i preferisce le ragazze. Yvette è una secchiona tutta Spinoza e Cartesio che prende in prestito dalla biblioteca un numero di libri inverosimi­le. Solo in seguito i biblioteca­ri si rendono conto che la sua brama di lettura giova al tasso di circolazio­ne, «una nota di merito di cui potevano vantarsi con la giunta comunale, riunita nell’edificio dove era stato ritrovato tra i mattoni un rospo centenario ancora vivo».

Della quasi ventina di romanzi di Edmund White, Una santa del Texas è il secondo ad essere narrato al femminile. Il primo è stato Fanny del 2003. «Mi piace scrivere dal punto di vista di una donna», rivela White a «la Lettura», raggiunto per un commento mentre è rinchiuso nel suo appartamen­to di New York in attesa di ricevere la prima dose di vaccino. «Se ci riesco lo lascio giudicare ai lettori».

White racconta l’ascesa sociale di Yvonne, che ha inizio con il suo debutto in società e passa per l’ammissione nella confratern­ita di studentess­e bionde e bianche Tridelta. La donna si trasferisc­e poi a Parigi e ottiene il titolo di baronessa, acquisito dopo il matrimonio con l’opportunis­ta Adhéaume de Courcy, rampollo di una famiglia che «risale addirittur­a alla prima Crociata».

Nato in Ohio e cresciuto a Chicago, Edmund White ha vissuto a San Francisco, Roma e Parigi e soprattutt­o ha colto nel minimo dettaglio le diverse sfumature antropolog­iche dei due mondi al punto di poterle raccontare con grande precisione, spesso anche con grande effetto comico.

Ci possiamo meraviglia­re se il suo idolo letterario è Vladimir Nabokov? Rimasto ormai — e purtroppo — uno dei pochissimi scrittori bianchi statuniten­si ad essere anche uomo di lettere, White ha una prosa dotata di grazia continua che rende immediata la comprensio­ne di che cosa significhi districars­i tra i tratti, le debolezze e gli usi di una nazione diversa da quella in cui siamo cresciuti.

«Credo mi sentissi un po’ colpevole di “tradire mio marito, cacciatore di doti e collezioni­sta di amanti”, ma solo per via del retaggio di una certa pruderie tipica di Dallas. Quel che i francesi chiamano il nostro “puritanesi­mo”, benché non avessero la minima idea di che cosa significas­se», racconta senza vergogna Yvonne mentre riflette sui significat­i culturali e linguistic­i della città dove i desideri personali sbocciano.

Nel frattempo la sorella Yvette si converte al cattolices­imo e le invia lettere di tensione crescente in cui racconta le sue pulsioni e opere presso un’organizzaz­ione religiosa di Jericó, Colombia, «il luogo in cui i desideri personali si spengono».

White si diverte molto a giocare sui diversi registri. Per farlo usa mille parole francesi e non teme l’uso di epiteti ormai concessi solo a lui pur di rendere vero il linguaggio delle varie età e situazioni sociali. I suoi innumerevo­li riferiment­i antropolog­ici vengono snocciolat­i in un romanzo armonico di oltre trecento pagine che nasce come una commedia dolceamara e si conclude in tragedia novecentes­ca per portare i lettori a riflettere sulla nostra dualità congenita. I tagli più satirici e affilati White li riserva agli anaffettiv­i, ai razzisti, agli arrivisti, ai violenti e ai bigotti. Dove non usa invece alcuna ironia è nel mondo di Yvette, ritratta con serietà e rispetto per dare vita a una donna che compie miracoli e si sente un’impostora: una creatura dal cuore puro e in cosciente lotta perenne. «Non passa giorno senza che io sia assalita da dubbi. Se ci pensi, tutto quello in cui credono i cattolici è assurdo».

«Ho avuto la fortuna — racconta ancora White — di vivere a Roma e poi a Parigi, dove sono stato parte della cerchia di Bernard Minoret, che ha tenuto l’ultimo grande salotto francese. In francese sono bilingue. In italiano no, però sono spesso in Toscana ospite della baronessa Beatrice Monti von Rezzori. È una grande amica, piena di aneddoti, una perfetta memoria umoristica e molto generosa di spirito». Si fa fatica a non pensare che qualcuna delle battute sulla nobiltà europea non sia ispirata alle conversazi­oni tra loro.

Durante la quarantena Edmund White ha scritto anche un nuovo romanzo, A Previous Life («Una vita precedente»). Se grazie al ritmo della sua prosa con Una santa del Texas è riuscito a farci calare nelle insidie e nei piaceri di due gemelle che hanno scelto vite opposte — oltre a legare Marcel Proust alla sensibilit­à camp, un uso deliberato, consapevol­e e sofisticat­o del kitsch, e farci suonare l’accostamen­to naturale — possiamo pregustare un romanzo il cui eroe sarà un aristocrat­ico siciliano che vive a Londra e New York e le cui mogli sono una tedesca e un’americana.

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy