Corriere della Sera - La Lettura
E che le bambine sognino le amazzoni
L’esordio di Manuela Piemonte parte dai figli dei coloni italiani in Libia
ingresso del fanciullo nella colonia climatica, satura di spirito fascista, è anzitutto l’incontro totalitario con un mondo e una visione della vita… Il fanciullo diviene fascista in modo costituzionale». Con questo obiettivo, il 2 giugno 1940 dai porti di Tripoli e Bengasi in Libia, partono 8 navi italiane con 13 mila bambini. Fra i 4 e i 12 anni, sono destinati nelle colonie estive in luoghi ameni di villeggiatura, sulle coste dei mari Adriatico, Ligure, Tirreno.
I bambini sono i figli dei coloni libici, famiglie italiane spedite dal duce a vivere in Nord d’Africa con il sogno di una vita migliore. Con 25 ettari di terreno da coltivare, una casa, un pozzo e tante promesse mai mantenute. Tra questi emigrati anche i genitori di Sara, Angela e Margherita, le protagoniste de Le amazzoni, romanzo d’esordio di Manuela Piemonte che ricostruisce, con una scrittura appassionante e l’ausilio di molti documenti d’epoca, questa pagina di storia poco nota.
La vita sulla Quarta Sponda, così è stata denominata la costa libica colonizzata dagli italiani, trascorre con una routine scandita dagli obblighi istituiti dal duce. Nei piccoli conglomerati urbani c’è la Casa del Fascio, dove al sabato tutte le famiglie si recano per conoscere le direttive del podestà. Poi la scuola che i più piccoli devono frequentare per essere indottrinati, anziché aiutare i genitori nei campi. E il cinema, dove alla domenica si proiettano film di propaganda e cinegiornali, per essere sempre in contatto con la madrepatria. Proprio il sabato prima della partenza, per i tre mesi obbligatori di vacanza in una colonia italiana, un avvertimento serpeggia fra la comunità. Una sconosciuta si aggira, cavalcando nella notte fra la costa e il deserto. Viene spiccato un mandato di cattura per la donna che viene definita un’amazzone. È una berbera, colpevole di un delitto gravissimo, non specificato ma enfatizzato, dal podestà, nella sua pericolosità. «Secondo voci fidate della Cirenaica, le amazzoni rapivano le figlie della lupa e le piccole italiane per crescerle e trasformarle in guerriere».
A Sara, Angela e Margherita questo racconto non fa paura. Una sera si sono arrampicate sul tetto della casa colonica e hanno visto in lontananza una donna a cavallo. Bellissima e selvaggia. È quella l’amazzone? Più che criminale sembra il simbolo della libertà. Una figura di cui arriveranno a capire il significato solo più tardi, nell’esperienza durissima della