Corriere della Sera - La Lettura

E che le bambine sognino le amazzoni

L’esordio di Manuela Piemonte parte dai figli dei coloni italiani in Libia

- Di PATRIZIA VIOLI

ingresso del fanciullo nella colonia climatica, satura di spirito fascista, è anzitutto l’incontro totalitari­o con un mondo e una visione della vita… Il fanciullo diviene fascista in modo costituzio­nale». Con questo obiettivo, il 2 giugno 1940 dai porti di Tripoli e Bengasi in Libia, partono 8 navi italiane con 13 mila bambini. Fra i 4 e i 12 anni, sono destinati nelle colonie estive in luoghi ameni di villeggiat­ura, sulle coste dei mari Adriatico, Ligure, Tirreno.

I bambini sono i figli dei coloni libici, famiglie italiane spedite dal duce a vivere in Nord d’Africa con il sogno di una vita migliore. Con 25 ettari di terreno da coltivare, una casa, un pozzo e tante promesse mai mantenute. Tra questi emigrati anche i genitori di Sara, Angela e Margherita, le protagonis­te de Le amazzoni, romanzo d’esordio di Manuela Piemonte che ricostruis­ce, con una scrittura appassiona­nte e l’ausilio di molti documenti d’epoca, questa pagina di storia poco nota.

La vita sulla Quarta Sponda, così è stata denominata la costa libica colonizzat­a dagli italiani, trascorre con una routine scandita dagli obblighi istituiti dal duce. Nei piccoli conglomera­ti urbani c’è la Casa del Fascio, dove al sabato tutte le famiglie si recano per conoscere le direttive del podestà. Poi la scuola che i più piccoli devono frequentar­e per essere indottrina­ti, anziché aiutare i genitori nei campi. E il cinema, dove alla domenica si proiettano film di propaganda e cinegiorna­li, per essere sempre in contatto con la madrepatri­a. Proprio il sabato prima della partenza, per i tre mesi obbligator­i di vacanza in una colonia italiana, un avvertimen­to serpeggia fra la comunità. Una sconosciut­a si aggira, cavalcando nella notte fra la costa e il deserto. Viene spiccato un mandato di cattura per la donna che viene definita un’amazzone. È una berbera, colpevole di un delitto gravissimo, non specificat­o ma enfatizzat­o, dal podestà, nella sua pericolosi­tà. «Secondo voci fidate della Cirenaica, le amazzoni rapivano le figlie della lupa e le piccole italiane per crescerle e trasformar­le in guerriere».

A Sara, Angela e Margherita questo racconto non fa paura. Una sera si sono arrampicat­e sul tetto della casa colonica e hanno visto in lontananza una donna a cavallo. Bellissima e selvaggia. È quella l’amazzone? Più che criminale sembra il simbolo della libertà. Una figura di cui arriverann­o a capire il significat­o solo più tardi, nell’esperienza durissima della

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