Corriere della Sera - La Lettura

Il Petrarca del noir scrive con il bisturi

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Jo Nesbø scrive col bisturi. Tre tagli per l’incipit: «Era il giorno in cui morì Dog. Io avevo sedici anni, Carl quindici. Qualche giorno prima papà ci aveva mostrato il coltello da caccia con cui poi lo avrei ucciso». Poi l’asportazio­ne del tumore, il familismo amorale (sud d’Italia? No, profondo nord norvegese): «Siamo una famiglia. E dobbiamo restare uniti perché non abbiamo nessun altro. Amici, fidanzate, vicini, compaesani, lo Stato. Non sono che un’illusione e non valgono un cazzo il giorno in cui ti ritrovi veramente nel bisogno. Allora saremo noi contro loro, Roy». Roy e Carl (bello come Elvis) sono i Caino & Abele del Grande Freddo. Una volta Carl sogna che li vogliono mettere in carcere per omicidio. «Per l’omicidio di chi?», fa Roy. E Carl: «È proprio questa la cosa pazzesca. L’uno dell’altro». Ci sono molti (troppi) morti ammazzati. Modus operandi: strada ghiacciata, curva pericolosa senza guardrail a picco sul burrone, automobile vecchio stile (freni sabotati?). Al centro della diabolica macchinazi­one, i due fratelli, ma hanno attenuanti non generiche, inconfessa­bili segreti di famiglia. Con Il fratello Nesbø travolge il guardrail del noir e precipita nel burrone della tragedia (precisamen­te Una tragedia americana di Dreiser). Bellissime le donne. Mari dallo sguardo impavido «di chi si trova in cima alla catena alimentare» (i fratelli ne sono innamorati). Rita Willumsen, statuaria, che guida una Sonett Saab e insegna al giovane Roy tante cose compresa la poesia: «Il maestro del sonetto era un italiano che si chiamava Francesco Petrarca, ed era innamorato pazzo di una donna di nome Laura, moglie di un conte. Nell’arco della sua vita scrisse trecentodi­ciassette sonetti dedicati a lei». Peccato che Laura fosse sposata, commenta Roy. E Rita: «Macché. La chiave della passione sta nel non poter possedere completame­nte l’oggetto del proprio amore. In questo noi esseri umani siamo fatti in maniera molto scomoda». Jo Nesbø è il Petrarca del noir.

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Jo Nesbø (Oslo, Norvegia, 1960)

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